Un nuovo studio, condotto sulle uove biologiche prodotte negli allevamenti di galline danesi, mostra che contengono livelli di Pfas più alti di quelle tradizionali. Come mai? La colpa sarebbe della farina di pesce utilizzata per i mangimi
Quando compriamo le uova biologiche lo facciamo pensando ad un maggiore benessere animale negli allevamenti ma anche ad una maggiore salubrità del prodotto stesso. Non sempre purtroppo è davvero così, come dimostra una nuova ricerca condotta in Danimarca.
Secondo lo studio, opera del DTU Veterinary Institute in collaborazione con la Danish Veterinary and Food Administration, le uova biologiche provenienti da allevamenti di galline di tutta la Danimarca sono contaminate con Pfas. Il contenuto di queste sostanze, note negli Usa come “forever chemicals” per la loro persistenza nell’ambiente, era invece più basso nelle uova di galline allevate all’aperto, a terra e in gabbia.
A cosa è dovuta questa maggiore concentrazione nelle uova bio? Gli autori dello studio sostengono che i contaminanti sono molto probabilmente trasferiti al cibo attraverso la farina di pesce utilizzata per i mangimi delle galline.
Il DTU in un comunicato scrive:
Il sospetto per la farina di pesce è sorto perché è stata riscontrata una concentrazione e una composizione molto uniformi dei composti PFAS in grandi allevamenti che utilizzano mangimi biologici.
I Pfas sono un gruppo di sostanze che possono migrare e accumularsi attraverso la catena alimentare, in questo caso dal pesce e dalla farina di pesce inclusa nel mangime per le galline, per poi passare dagli animali all’uovo, dove si legano alla proteina nel tuorlo che viene poi consumato dalle persone.
Quando viene assorbito nel corpo, possono essere necessari fino a 3-7 anni prima che la concentrazione della sostanza venga dimezzata.
Rischi soprattutto per i bambini
Lo studio evidenzia preoccupazioni in particolare per i bambini tra i 4 e i 9 anni che mangiano più di 2 uova e mezza a settimana e che in questo modo possono ottenere il doppio dell’assunzione tollerabile di Pfas.
Come ricordano gli esperti, infatti:
L’Autorità europea per gli alimenti, EFSA, ha fissato l’assunzione settimanale tollerabile della somma di quattro PFAS specifici (PFOA, PFNA, PFHxS e PFOS) a 4,4 nanogrammi per kg di peso corporeo a settimana. Tra i bambini che mangiano molte uova (5-6 uova a settimana), l’assunzione è di 10 nanogrammi per kg peso corporeo a settimana.
Leggi anche: Pfas negli alimenti: finalmente l’Ue abbassa i limiti per queste 4 sostanze (presenti in uova, pesce e carne)
Inoltre, tutti i cittadini in Danimarca sono ulteriormente esposti ai PFAS da molti altri alimenti e fonti, il che contribuisce all’assunzione totale.
Come ha dichiarato Kit Granby del DTU:
I PFAS non sono sostanze che ti fanno ammalare gravemente, ma se ne consumi quantità eccessive per diversi anni, possono danneggiare il sistema immunitario, ad es. riducendo l’effetto delle vaccinazioni infantili, aumentando i livelli di colesterolo nel sangue e riducendo il peso alla nascita.
La soluzione, almeno nel caso della Danimarca, è semplice secondo gli studiosi: basta sostituire i prodotti usati negli allevamenti con un mangime non contaminato, il che:
entro poche settimane potrebbe ridurre significativamente il contenuto di PFAS nelle uova.
Ovviamente non possiamo sapere la situazione italiana, andrebbe condotto un test analogo su campioni di uova bio del nostro Paese.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: Istituto Alimentare DTU
Leggi anche:
- Sai perché non si mangiano le uova di tacchino? (Il motivo non è quello che immagini)
- Uova fresche nei supermercati italiani, ma la strada per tutelare il benessere delle nostre galline è ancora lunga
- Quanto sono davvero fresche le uova nei supermercati italiani, i risultati del test
- Uova da galline allevate all’aperto: ma lo sono davvero? L’etichetta potrebbe “mentire” (con il consenso dell’Ue)