La neo sindaca Chiara Appendino promuove la dieta vegetariana e vegana a Torino.
Sul fatto che fosse un programma elettorale rivoluzionario e green non vi era alcun dubbio, ma che si arrivasse a scomodare questioni politiche e di principio non era per nulla scontato.
La protagonista è la neo sindaca di Torino, Chiara Appendino che nelle ultime ore è al centro del dibattito per aver inserito nella sua linea di governo anche “la promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale come atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio”.
Che tradotto non significa assolutamente che Torino dovrà diventare una città vegana e chi non adotterà questo tipo di dieta sarà mandato a letto senza cena (come ha cinguettato in maniera ironica qualcuno su Twitter), ma che l’amministrazione comunale M5S, con questa e con altre azioni intende favorire dei comportamenti virtuosi a sostegno del nostro Pianeta.
Nelle 62 pagine del programma della giunta Appendino, infatti, si parla della riduzione del consumo del suolo, della tutela dell’ambiente, dei trasporti, dell’urbanistica, dell’istruzione, delle politiche sociali e di tanto altro.
Eppure il voler promuovere percorsi di informazione e formazione nelle scuole o attraverso campagne sociali che ribadiscano l’importanza di rispettare la Terra e gli animali è stato salutato positivamente solo da vegani, vegetariani e ambientalisti mentre moltissimi, hanno ironizzato sul web (come si può leggere in questi tweet).
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In realtà, però, l’Appendino non ha dichiarato nessuna guerra all’industria della carne, nessuna chiusura di macellerie e negozi. È proprio questo il punto. Il polverone che si è scatenato in rete è solo e solamente una questione di principio, un voler ribadire (senza però che ce ne fosse bisogno) che la neo sindaca non può imporre a nessuno la dieta da seguire.
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Sul fronte politico a capitanare la battaglia contro la dieta veg c’è Andrea Olivero, viceministro alle Politiche Agricole:
“Mi batto e mi batterò sempre per il consumo di cibi freschi e, in particolare, di frutta e verdura di stagione, per favorire prodotti di filiera corta, per sostenere la dieta mediterranea, varia ed equilibrata, dal basso contenuto calorico e di grassi saturi. Ma è folle, per chi ha responsabilità pubblica, sposare scelte estreme e criminalizzare prodotti importanti per l’alimentazione umana come la carne, le uova o il latte”.
In verità, come si legge nel programma, Torino è una città sensibile al tema della difesa degli animali e dei loro diritti, aperta alla cura dell’alimentazione e della salute e alla promozione del km zero.
Che stiano tranquilli coloro che accusano la sindaca di voler rivoluzionare anche le abitudini a tavola, ognuno continuerà (come è giusto che sia) a mangiare ciò che vuole ma (forse) lo farà con qualche consapevolezza in più su ciò che trova nel proprio piatto.
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