Tonno in scatola, come orientarsi? Greenpeace fornisce oggi la classifica aggiornata di "Rompiscatole", giunta alla sua terza edizione. Da quando, due anni fa, l'associazione dell'arcobaleno la lanciò per la prima volta, facendo luce sull'annosa questione della sostenibilità delle scatolette di tonno, molte aziende italiane, pesantemente bocciate negli scorsi report, sono corse ai ripari, prendendo impegni precisi sui metodi di pesca adottati e sulla trasparenza nel comunicare gli ingredienti contenuti.
Tonno in scatola, come orientarsi? Greenpeace fornisce oggi la classifica aggiornata di “Rompiscatole“, giunta alla sua terza edizione. Da quando, due anni fa, l’associazione dell’arcobaleno la lanciò per la prima volta, facendo luce sull’annosa questione della sostenibilità delle scatolette di tonno, molte aziende italiane, pesantemente bocciate negli scorsi report, sono corse ai ripari, prendendo impegni precisi sui metodi di pesca adottati e sulla trasparenza nel comunicare gli ingredienti contenuti.
Neanche quest’anno però possiamo dire che vi sia un’azienda veramente sostenibile su tutti i fronti: nessuna di quelle prese in considerazione, infatti ha raggiunto la fascia verde. Tra “le meno peggio”, dunque troviamo ancora una volta in prima posizione Asdomar,che, mettendo in pratica gli impegni, fornisce tutte le informazioni sulle sue etichette e offre in una parte dei suoi prodotti il tonnetto striato pescato con canna, molto più sostenibile. Ma perché solo ad una parte? È per questo che l’azienda, pur essendo la prima in classifica, non è ancora riuscita ad entrare nella fascia verde. Ci aspettiamo che questi criteri vengano estesi a tutta la produzione.
Mareblu balza prepotentemente in seconda posizione dopo l’impegno annunciato la scorsa settimana di utilizzare solo metodi di pesca sostenibili per tutti i suoi prodotti entro il 2016. Un impegno che ci si aspetterebbe anche da Rio Mare, attualmente il tonno più venduto in Italia, primo sui mercati, ma lungi da esserlo sul fronte della sostenibilità visto che utilizza ancora le reti a circuizione con sistema di aggregazione per pesci che catturano indistintamente anche esemplari giovani di tonno e numerose specie marine come squali, mante e tartarughe. Proprio per convincerlo a cambiare, come già fatto con Rio Mare, Greenpeace lancia oggi la petizione su www.tonnointrappola.it
“La campagna “Tonno in trappola” dimostra che quando sono i consumatori a chiederlo, il mercato si muove. – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace –Dopo aver denunciato la mancanza di trasparenza del settore, lo scorso novembre, migliaia di persone hanno chiesto più informazioni in etichetta, e le aziende si sono decise a farlo. Adesso sempre più marchi devono garantire ai consumatori metodi di pesca sostenibili“.
Cambiamenti e impegni che non vanno presi solo a parole, ma vanno documentati con i fatti. Lo sa bene Callipo che precipita in classifica proprio perché nonostante si affretti a dichiarare che il 75% dei suoi prodotti è pescato senza FAD, non ha fornito sufficienti certificazioni per garantirlo. Stesso discorso per Nostromo, MareAperto STAR e Maruzzella che “rimangono sul fondo perché non hanno adottato alcun criterio per garantire ai consumatori che il proprio tonno non arrivi da una pesca distruttiva“.
Nota positiva di quest’anno è anche la maggiore trasparenza riscontrata da molte aziende italiane (10 su 14 analizzate) che entro la fine del 2012 riporteranno in etichetta non più solo la generica scritta “tonno”, ma il nome della specie e l’area di pesca, tre di queste anche il metodo di pesca utilizzato. Su questo fronte Greenpeace bacchetta soprattutto le aziende della GDO che, invece di essere tra le prime ad offrire prodotti sostenibili, come accade ad esempio in Inghilterra, sono tra quelle che non hanno ancora adottato precisi criteri di sostenibilità nella scelta del tonno oltre ad offrire scatolette con etichette tra le meno trasparenti di tutti. In particolare si rivolge alle grandi catene di supermercati come Auchan, Carrefour e Conan, solitamente molto più attente alle tematiche ambientali.
“Le decisioni delle aziende possono davvero trasformare il mercato. È necessario impegnarsi a vendere solo tonno pescato in modo sostenibile, favorire il recupero degli stock evitando quelli a rischio e incentivare una migliore gestione della pesca. Alcuni marchi hanno dimostrato che cambiare è possibile. Cosa aspetta Rio Mare e gli altri grandi attori del mercato italiano?” – conclude Monti.
È possibile scaricare qui la classifica completa, che da quest’anno è possibile diffondere e condividere anche su Facebook con una particolare applicazione