Tonno in scatola, le etichette sono sempre più trasparenti grazie alla maggiore attenzione dei consumatori, che spinge le aziende a rendere più chiare le informazioni relative ai propri prodotti. Greenpeace negli ultimi anni ha monitorato le etichette del tonno in scatola e ora svela i nomi delle aziende che hanno fatto i maggiori progressi.
Tonno in scatola, le etichette sono sempre più trasparenti grazie alla maggiore attenzione dei consumatori, che spinge le aziende a rendere più chiare le informazioni relative ai propri prodotti. Greenpeace negli ultimi anni ha monitorato le etichette del tonno in scatola e ora svela i nomi delle aziende che hanno fatto i maggiori progressi.
Ai primi posti tra i migliori troviamo Calvo/Nostromo, Mareblu, Generale Conserve/As do Mar e Conad. Tra i marchi peggiori ecco Mare Aperto/STAR e Carrefour. È rimasto invece invariato, ma comunque elevato, il livello di informazione per il tonno in scatola a marchio Coop e Esselunga.
I volontari di Greenpeace hanno esaminato 4095 confezioni di tonno in scatola provenienti da 14 aziende diverse, per un totale di 20 marchi presenti nei negozi di 21 città italiane. L’indagine ha valutato presenza o assenza delle informazioni necessarie ai consumatori per effettuare acquisti consapevoli. Non ha quindi valutato eventuali informazioni poste all’interno della confezione e inaccessibili al momento dell’acquisto.
Le informazioni oggetto dell’indagine riguardavano: nome comune della specie di tonno, nome scientifico, area di pesca (oceano di origine e specifica area FAO), metodo di pesca. Sono state prese in considerazione varie tipologie di prodotti (come tonno all’olio d’oliva, tonno al naturale, etc.), sia in lattina che in vasetti di vetro, mentre non sono stati oggetto di monitoraggio i prodotti trasformati quali sughi pronti, insalate o prodotti in tubetto.
Nella metà dei prodotti monitorati nel 2011 non veniva specificata la specie di tonno e solo il 7% delle etichette indicava l’area di pesca, mentre appena il 3% riportava l’area di pesca coinvolta. Nell’ultima indagine di Greenpeace sono emersi dei miglioramenti. Il nome comune e il nome scientifico della specie sono sempre più presenti. 11 marchi hanno migliorato le informazioni sull’area di pesca.
Uno dei problemi maggiori riguarda le informazioni sui metodi di pesca, che però hanno avuto un miglioramento netto per Calvo/Nostromo, Mare Blu e Generale Conserve/As do Mar. Ci sono progressi in tal senso anche per Coop, Mazzola/Maruzzella e per il marchio Moro di Icat Food.
Greenpeace ricorda che il tonno è a rischio non soltanto per la pesca eccessiva e troppo spesso illegale, ma soprattutto per i metodi di pesca utilizzati, tanto che ben 5 delle 8 specie di tonno di interesse commerciale sono in pericolo, compre il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia.
Accade che spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti di circuizione con sistemi di aggregazione per pesci. Ogni anno, come ricorda Greenpeace, causano la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine.
Greenpeace chiede dunque al settore conserviero di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza FAD. I risultati di questo monitoraggio, secondo Greenpeace, dimostrano che un cambiamento da parte delle aziende è possibile anche grazie alla crescente attenzione dei consumatori.
Scarica qui l’infografica di Greenpeace.
Marta Albè
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