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Se ci fosse bisogno di raccogliere piante spontanee in città, nonostante l’inquinamento, cosa sarebbe disponibile? In un momento storico come questo, a mio parere è importate riuscire ad identificare qualunque foto di cibo, perché non si sa mai(!) e in natura sopravvive chi è più adattato all’ambiente in cui vive, qualunque esso sia.
Sicuramente gli alberi sono una fonte di cibo meno inquinata rispetto alle erbe che crescono sul terreno, ed ecco il primo di cui potete nutrirvi, facendo una scorpacciata dei suoi frutti: le sàmare.
L’olmo è uno dei più caratteristici e diffusi alberi italiani. Lo si trova da nord a sud a quasi tutte le latitudini ed è uno dei primi alberi a fiorire, anche se raramente un osservatore distratto se ne rende conto, essendo i fiori molto piccoli e privi di petali.
Come riconoscere la pianta
Quando l’olmo ha le foglie è molto semplice riconoscerlo perché in natura è difficile trovarne di simili. Le specie di olmo sono tante, ma tutte le foglie hanno la base asimmetrica nel punto in cui si attaccano al picciolo.
Quando non ci sono foglie, guardate la parte terminale dei rami degli alberi non troppo grandi e riconoscerete l’olmo perchè i rametti laterali sono inseriti a spina di pesce dalle due parti del ramo principale, e non in modo disordinato.
Un’altra caratteristica dell’olmo, e in particolare dell’olmo campestre, è quella di avere delle escrescenze lungo i rametti che lo fanno sembrare malato, mentre si tratta semplicemente di accumuli di sughero.
In città molto spesso troviamo questi alberi in zone residue di campagna abbandonate, piantati in filari perché in passato gli olmi erano utilizzati per sostenere le piante di vite. Per questo venivano tenuti bassi e poco sviluppati capitozzandoli, dato che si riconoscono per le formazioni bitorzolute del legno che caratterizzano la parte del tronco più vicina ai rami. Oppure cresciuti da soli ai bordi delle strade, perché per molto tempo piantare questi alberi è stato vietato a causa di una malattia fungina che li colpisce, la grafiosi.
Quando raccogliere la sàmara, il frutto “alato”
A primavera i fiori femminili son stati impollinati dal vento e i frutti immaturi, chiamati sàmare sono caratterizzate dalla presenza di un pericarpo espanso a formare una struttura membranacea detta ala, che permette ai semi, una volta che le ali si sono essiccate, di volare lontane trasportate dal vento e far crescere nuove piante lontano dalla pianta madre.
Il seme immaturo e la sua ala tondeggiante, quando sono teneri e verdi sono commestibili e hanno un buon sapore, simile a quello dei piselli freschi. La parte centrale non deve essere scura, ma al massimo leggermente rosata in alcune specie di olmo, perché altrimenti il seme sarà ormai formato e indurito, non più buono da mangiare. Raccoglieteli senza danneggiare la pianta lavateli prima di mangiarli.
Da marzo ad aprile è il periodo migliore, in base al luogo e all’altitudine, per raccoglierle e mangiarle
Come consumare i frutti dell’olmo
I frutti dell’olmo possono essere consumati in insalata oppure aggiunti alle zuppe, o ancora utilizzati per fare un pesto per condire la pasta, frullati con aglio, olio extra vergine d’oliva e un pizzico di sale.
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