Per farcire la loro buona pizza napoletana utilizzeranno solo prodotti provenienti da terre confiscate alla criminalità organizzata. Una scelta etica, quella della neonata pizzeria Masaniello, che dà l’ennesimo schiaffo ai clan mafiosi.
Per farcire la loro buona pizza napoletana utilizzeranno solo prodotti provenienti da terre confiscate alla criminalità organizzata. Una scelta etica, quella della neonata pizzeria Masaniello, che dà l’ennesimo schiaffo ai clan mafiosi.
Inaugurata in questi giorni a Bologna in via San Donato 3/c, la pizzeria ha scelto di sostenere le cooperative e le aziende che resistono piuttosto che alimentare il mercato delle mafie.
È così per esempio, che tra gli ingredienti mafia free troviamo la mozzarella delle “Terre di Don Peppe Diana” di Castel Volturno nel casertano, dove una cooperativa ha riqualificato masserie e allevamenti appartenenti ai Casalesi; che i friarelli sono prodotti dal consorzio Nuova cooperazione organizzata (Nco) di Aversa, così come i broccoli, la birra e tantissimi altri prodotti racchiusi sotto l’etichetta di Libera di don Ciotti.
L’idea non poteva non essere di un napoletano doc, il 31enne Luca Caiazza che assieme al fratello Marco ha scelto di finanziare l‘imprenditoria pulita, selezionando uno a uno i prodotti.
Dopo essersi formato a Napoli e aver girato l’Europa sfornando pizze in Germania e a Londra, Caiazza è tornato a Bologna per creare un impasto tra la buona qualità e la responsabilità sociale.
Abbiamo scelto di utilizzare questo tipo di prodotti per aiutare e finanziare chi combatte la criminalità sul territorio e riqualifica aziende del sud italia, inoltre credo che il campo dell’agroalimentare sia tra i più contaminati dalla criminalità e spero di rompere questa catena anche perché ritengo che la tavola siaun momento di incontro ed è giusto che sia genuina, pulita e libera! spiega Luca Caiazza a greenMe.it.
E a giudicare dal successo dell’inaugurazione, la scelta è stata sposata a pieno, durante la serata si legge su Facebook sono state fatte 168 margherite e sono stati raccolti oltre mille euro destinati al Coordinamento “Un seme per Enza e Tiberio Bentivoglio”, due imprenditori di Reggio Calabria che da anni sono sotto il mirino della ‘ndrangheta e che proprio il mese scorso sono riusciti, grazie alla raccolta fondi, ad aprire la loro Sanitaria in un bene confiscato.
Trenta pizza sono poi state pagate e sospese, ovvero tra le iniziative della Pizzeria Masaniello in collaborazione con le “Cucine Popolari” Civibò, c’è anche quella di poter regalare una pizza a chi non può permettersela.
Noi chiederemo alle cucine popolari e al quartiere di invitare chi riterranno più opportuno a passare da noi e mangiare la pizza lasciata sospesa per loro. Parola di Luca e Marco, si legge su Fb.
Azioni come quella dei fratelli Caiazza sono il lato pulito dell’imprenditoria e la dimostrazione che la filiera della criminalità organizzata può essere contrastata anche con un solo pezzo di pizza.
Dominella Trunfio
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