Pizza napoletana: è atteso per oggi, con la convocazione della Commissione Italiana Unesco a Roma, il via libera nazionale all'inserimento dell'Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella "Lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità"
Pizza napoletana: è atteso per oggi, con la convocazione della Commissione Italiana Unesco a Roma, il via libera nazionale all’inserimento dell’Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.
Un appuntamento storico sostenuto dalla consegna di circa 300mila firme raccolte per la petizione: “Proteggiamo il made in Italy: la pizza come patrimonio Unesco”, #pizzaUnesco, grazie all’impegno della Coldiretti insieme con l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e la fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio.
Per l’occasione, stamattina a Napoli è stata sfornata la prima pizza Napoletana Doc simbolo dell’Expo 2015, per metterla a confronto con quella taroccata e realizzata con ingredienti napoletani “Doc” come la “Mozzarella di Bufala Campana”, l’extravergine “Penisola Sorrentina”, il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese- Nocerino” e il “Pomodorino del piennolo del Vesuvio”, tutti rigorosamente a denominazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea.
Con il riconoscimento dell’Unesco, infatti, si riuscirebbe probabilmente anche a garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione. Un rischio diffuso soprattutto all’estero e un’occasione per fare chiarezza anche in Italia dove secondo un’analisi della Coldiretti quasi due pizze su tre (il 63%) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.
“Un fiume di materia prima che ha purtroppo compromesso notevolmente l’originalità tricolore del prodotto servito ma anche le formidabili opportunità occupazionali che possono venire nell’agroalimentare nazionale“, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale“.
“Il grande consenso popolare ottenuto dalla petizione è un evento che non ha precedenti nella storia delle candidature Unesco – commenta Alfonso Pecoraro Scanio – ed è uno dei requisiti che l’Unesco richiede per la candidatura a Patrimonio dell’Umanità. C’è stata una mobilitazione trasversale sia sul sito di Change.org dove è stata lanciata la petizione, sia cartacea grazie al lavoro della Coldiretti e di Rossopomodoro. Più di cento deputati hanno sostenuto questa richiesta presentando anche una mozione parlamentare e spero ci sia ufficialmente questa candidatura“.
Ora a Parigi la Commissione mondiale Unesco dovrà accettarla. Ci sono ancora sei mesi di tempo per convincere i 150 Paesi stranieri che parteciperanno ad Expo a votare a favore dell’arte dei pizzaioli.
La raccolta firme continua nei punti di raccolta e sul sito di Change.org:
https://www.change.org/p/proteggiamo-il-made-in-italy-la-pizza-come-patrimonio-unesco
Germana Carillo
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