Tre quarti del miele mondiale contiene pesticidi: lo studio shock

Pesticidi neonicotinoidi nel 75% dei mieli del mondo. Cifre inquietanti che destano preoccupazione ma che purtroppo non stupiscono. A rivelarle è stato un nuovo studio, condotto da un gruppo interdisciplinare di ricercatori dell'Università di Neuchâtel

Pesticidi neonicotinoidi nel 75% dei mieli del mondo. Cifre inquietanti che destano preoccupazione ma che purtroppo non stupiscono. A rivelarle è stato un nuovo studio, condotto da un gruppo interdisciplinare di ricercatori dell’Università di Neuchâtel.

Secondo la ricerca,tre quarti dei mieli prodotti in tutto il mondo contengono neonicotinoidi, una famiglia di pesticidi noti per il loro ruolo nel declino delle api. Tuttavia, le concentrazioni rilevate nel miele rimangono al di sotto dei livelli massimi consentiti per il consumo umano.

Ciò significa che secondo le attuali normative in vigore, si tratta di quantità ammesse. Gli scienziati hanno svolto la ricerca tra il 2015 e il 2016 analizzando 198 campioni di miele provenienti da tutto il mondo e hanno misurato la concentrazione dei cinque neonicotinoidi più comunemente usati (acetamiprid, clothianidin, imidacloprid, thiacloprid e thiamethoxam).

I neonicotinoidi occupano un terzo delle quote di mercato dei pesticidi comuni, principalmente usati per mais, colza, barbabietola da zucchero. Tuttavia, queste sostanze passano nel polline, nel nettare dei fiori e infine alle api. Con le grandi quantità di nettare che raccoglie ogni anno, l’ape è stata considerata un vero e proprio rilevatore della presenza di pesticidi nel nostro ambiente.

“Un’ape cerca nettare ad una distanza di dodici chilometri dall’alveare, coprendo una superficie considerevole”, ha spiegato Alexandre Aebi, dell’Università di Neuchâtel.

I risultati nel dettaglio

Dalle analisi è emerso che il 75% del miele conteneva almeno una delle cinque sostanze ricercate. Tale tasso variava notevolmente in base alle aree geografica: l’86% dei campioni nordamericani risultavano contaminati, seguiti da quelli asiatici (80%) e dagli europei (79%). Le quote più basse di campioni contaminati provenivano dal Sud America (57%). Inoltre, il 30% di tutti i campioni conteneva solo un neonicotinoide, il 45% tra 2 e 5 e il 10% tra 4 e 5.

“Secondo gli standard attuali, la grande maggioranza dei campioni studiati non desta preoccupazione per la salute dei consumatori per i cinque pesticidi studiati”, afferma Edward Mitchell, autore principale dell’articolo.

Tuttavia, la situazione è più critica per le api. “Il nostro studio dimostra che sono esposte in tutto il mondo a concentrazioni di neonicotinoidi che hanno importanti effetti sul loro comportamento, sulla fisiologia e la riproduzione”, spiega Alebi.

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Lo studio è stato pubblicato su Science.

Francesca Mancuso

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