Fermato tir con tonnellate di pesche marce destinate a diventare succo di frutta

Una scoperta scioccante è quella che ha fatto la Polstrada di Ovada in Piemonte. Un tir, fermo ad un'area di servizio, stava trasportando 25 tonnellate di pesche marce destinate ad un’azienda del nord d’Italia che le avrebbe trasformate in succo di frutta!

Una scoperta scioccante è quella che ha fatto la Polstrada di Ovada in Piemonte. Un tir, fermo ad un’area di servizio, stava trasportando 25 tonnellate di pesche marce destinate ad un’azienda del nord d’Italia che le avrebbe trasformate in succo di frutta!

La pattuglia della Polstrada si era insospettita vedendo che da un tir, fermo all’autogrill Turchino, sulla A26, fuoriusciva del liquido. Effettuando l’ispezione del mezzo, gli agenti si sono accorti che il camion stava trasportando, ammassate nel cassone, tonnellate di frutta marcia, nello specifico pesche destinate ad un’azienda di Merano.

La ditta in questione riceveva la frutta per trasformarla in succhi da destinare poi alla grande distribuzione. Il tir, che proveniva dalla Francia, è stato segnalato anche alla Asl, nello specifico alla sezione Igiene e alimenti della Asl 3 di Genova mentre al camionista è stata imposta una multa di 1000 euro.

L’uomo avrebbe trasportato la frutta in evidente stato di deterioramento senza seguire le dovute norme igienico-sanitarie, in un cassone aperto e senza alcun tipo di protezione.

Ovviamente il carico è stato fermato e, almeno per questa volta, la frutta marcia non verrà trasformata in succo arrivando sulle nostre tavole. Questo episodio ci ricorda però quanto è importante fare attenzione a quello che acquistiamo, evitando il più possibile alimenti confezionati e industriali e tornando a farci (quando possibile) anche i succhi di frutta in casa, come si faceva una volta.

Come spesso accade, anche stavolta, il nome dell’azienda che avrebbe ricevuto la frutta marcia non è stato reso noto. Ci sarebbe piaciuto invece conoscerlo in modo che il consumatore potesse sentirsi maggiormente tutelato anche se ci auguriamo (o sogniamo?) che, vedendo arrivare un tale carico, l’azienda l’avrebbe rispedito al mittente evitando di utilizzarlo per i suoi prodotti.

Rimaniamo nel dubbio…

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Francesca Biagioli

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