Pesce, ne consumiamo troppo e male. Ecco come fare scelte responsabili

l pesce? Anche quello è a rischio estinzione. Vediamo insieme come consumare in modo responsabile, consultando anche il portale Hello Fish.

Il pesce? Anche quello è a rischio estinzione. Sembra incredibile e appare un problema lontanissimo da noi e invece sono molte più di quanto si pensi le specie ittiche che tra qualche anno potrebbero non esistere più se continuano le attuali tendenze di pesca e consumo.

Perché? Semplice: esattamente come tutti gli altri alimenti, nemmeno il pesce è una risorsa inesauribile. Eppure, più dei tre quarti degli stock ittici sono sovrapescati o pescati al limite dell’esaurimento, oltre al fatto che i nostri mercati sono invasi da pesci catturati con metodi non sostenibili.

Anche il settore della pesca, insomma, ha preso le sembianze di un vero e proprio comparto industriale, tale anche da modificare l’equilibrio naturale degli ecosistemi marini e mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte specie.

Oltre 3 miliardi di persone domandano e consumano abitualmente prodotti ittici, il consumo annuo pro capite di prodotti ittici si attesta oggi attorno ai 19,2 kg e solo in Italia il consumo di pesce e di prodotti ittici in generale è di circa 31,1 kg pro capite ogni anno.

Va da sé, quindi, che gli effetti di questi eccessi ricadano sulla disponibilità di pesce e che già il 93% delle risorse marine del Mediterraneo sia minacciato dal rischio di estinzione, mentre il 34% della popolazione delle specie commerciali del Mediterraneo è in drastico calo.

Quanto pesce consumiamo

Insomma anche il pesce è in pericolo e la verità è che la colpa non è più soltanto dei metodi di pesca intensivi o di quelli illegali. Di pesce ne consumiamo un sacco e questo dato da solo potrebbe anche andar bene, ma il problema è che lo scegliamo male e che le scelte di consumo si orientano solo su poche specie pregiate.

Secondo i dati di Eumofa, nel 2018 il consumo di prodotti ittici è aumentato un po’ in tutta Europa (+3% rispetto al 2015) e, in particolare in Italia (+4% rispetto al 2015). Ma a causa di questo costante aumento, molte delle specie maggiormente commercializzate sono oggi al loro limite massimo di sfruttamento.

C’è poi un dato che emerge sempre dalle rilevazioni statistiche: il 73% dei prodotti ittici che consumiamo in Europa sono riferiti a 15 specie e, tra queste, solo 5 specie rappresentano il 43% dei consumi totali (tonno, merluzzo, salmone, pollock e gamberetti). Pare chiaro, quindi, che come se non bastasse a essere scelte sono sempre le stesse specie e che ci dimentichiamo che in realtà i nostri mari sono pieni di specie eccellenti che, sistematicamente, escludiamo dai nostri consumi.

Se riuscissimo a spostare i nostri consumi verso prodotti meno noti, le cosiddette specie neglette o dimenticate, potremmo arrivare a una riduzione delle importazioni di pesce di dubbia provenienza e sostenibilità, avremmo una maggiore produzione e disponibilità di prodotti nostrani e potremmo anche contribuire a ridurre l’impatto negativo della pesca industriale sugli ecosistemi marini e sulla sopravvivenza delle specie.

Le specie in via di estinzione

Quelle più vulnerabili sono quelle più grandi per dimensioni, perché, una volta prese più di mira da minacce come la pesca eccessiva, crescono più lentamente e quindi trovano maggiori difficoltà a raggiungere l’età in cui possono riprodursi. Per cui le specie più a rischio di estinzione sono proprio: lo squalo bianco, lo squalo mako, lo squalo angelo, la verdesca, la cernia, il tonno rosso e il pesce spada.

C’è poi una grossa differenza di rischio tra le specie che popolano i grandi oceani e le specie che popolano i mari più piccoli, come il Mar Mediterraneo.

Sulla base delle osservazioni dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN, International Union for Conservation of Nature), le specie oggi maggiormente a rischio sono: l’anguilla, la cernia, il nasello o merluzzo, l’ombrina boccadoro, il palombo, il pesce spada, il rombo chiodato, il tonno rosso.

Cosa possiamo fare noi

La risposta è una soltanto: comportarci da consumatori responsabili, in grado anche di invertire la rotta se solo impariamo a fare scelte di consumo consapevoli.

Ecco allora 6 dritte per rendere sostenibile il consumo di prodotti ittici:

  • al momento dell’acquisto, optiamo per i prodotti locali freschi e di stagione, non per le specie ittiche in declino e fuori dai cicli di riproduzione (tenendo conto, cioè, dei soli mesi in cui le specie, pur essendo facili da trovare, non sono nel vivo della loro fase riproduttiva). Scopriremo in questo modo che ci sono tante specie eccellenti e gustose, che abbiamo dimenticato e che, solo fino a qualche decennio fa, appartenevano stabilmente alla nostra tradizione culinaria. Tra queste: acciuga, sardina, cicerello, sgombro, palamita, tombarello, tonno alletterato, alalunga, alaccia, boga, cefalo, sugarello, zerro, lampuga, pesce sciabola, aguglia, leccia, menola, mostella, potassolo, razza, torpedine, tracina, moscardino bianco;
  • controlliamo il metodo di produzione e scegliamo i prodotti catturati o allevati con metodi sostenibili;
  • rispettiamo la taglia minima: non tutti sanno che la legge prevede per alcune specie delle misure minime al di sotto delle quali pesca e commercializzazione sono vietate. Questo per consentire alle specie ittiche di crescere, raggiungere la maturità sessuale e riprodursi almeno una volta;
  • contrastiamo la pesca industriale sostenendo la piccola pesca artigianale che preleva dai mari solo ciò che serve, utilizzando attrezzi selettivi con i quali si catturano solo specifiche specie bersaglio, della taglia desiderata. Questa caratteristica consente alla piccola pesca artigianale di minimizzare le catture accidentali e di ridurre al minimo gli scarti.
  • Acquacoltura! Ossia la “coltivazione” dell’acqua per la raccolta di pesci, molluschi, crostacei e alghe. Può essere realizzata in acqua salata, salmastra, dolce e in ogni parte del mondo ed è proprio con essa che si contribuisce ad alleggerire la pressione della pesca sugli stock di pesci selvatici presenti in natura. Inoltre, i prodotti di acquacoltura, soprattutto quelli europei, sono di ottima qualità e salubrità e tra i più sicuri in termini sanitari.
  • Il portale: essere cittadini e consumatori consapevoli richiede conoscenza e una buona dose di curiosità. Tutto ciò che abbiamo detto nei punti precedenti è spiegato in maniera chiara ed efficace sul sito Hello Fish!, che mira a incentivare il consumo di prodotti ittici d’allevamento o pescati in modo sostenibile.

Il portale Hello Fish!

Costruito su oltre 21mila campi informativi e realizzato con la collaborazione tra Unioncamere e Mipaaft, Hello Fish! è oggi il più autorevole portale di informazione sulle specie ittiche.

È lo strumento essenziale per il buon consumatore, perché spiega cosa sono e cosa rappresentano in termini di sostenibilità la “piccola pesca artigianale” e l’acquacoltura, fornisce un’attendibile guida al consumo sostenibile e responsabile dei prodotti ittici (rispetto delle taglie minime, periodi di riproduzione, specie a rischio estinzione), soddisfa una miriade di curiosità e descrive oltre 130 specie ittiche sotto tutti i possibili aspetti, comprese le ricette.

Hello Fish! è insomma il viaggio che tutti coloro che decidono di dare un contributo alla salvezza dei nostri mari devono fare, alla scoperta dei prodotti di pesca e di allevamento sostenibili e dei migliori metodi per acquisti sicuri e responsabili.

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