Secondo un nuovo report, anche la produzione di olio extravergine d'oliva è duramente colpita dai cambiamenti climatici e dal caro energia. 1 bottiglia su 3 non verrà prodotta e in autunno si prevede un aumento dei prezzi al consumatore
Tra i tanti prodotti che, purtroppo, stanno risentendo della situazione attuale tra cambiamenti climatici e aumento dei prezzi di materie prime ed energia, c’è anche l’olio extravergine d’oliva, eccellenza del nostro territorio.
Da un report di Coldiretti e Unaprol emerge un quadro molto preoccupante, un vero e proprio crollo della produzione nazionale di olive che sta portando alla perdita di 1 bottiglia di olio extravergine di oliva su 3. Il tutto mentre le aziende agricole sono già messe a dura prova dall’inflazione e dall’aumento dei prezzi generato dal conflitto russo-ucraino.
Il report a cui facciamo riferimento ha un titolo già di per sè abbastanza esplicativo: “2022, la guerra dell’olio Made in Italy”. La situazione, infatti, non è per niente rosea. A pesare sulla produzione italiana, generando un calo stimato del -30%, è stata in particolare la siccità che ha colpito il nostro Paese (e non solo), la più pesante degli ultimi 70 anni. Questa ha danneggiato la fioritura e poi le gemme dell’ulivo, in particolare dove non è stato possibile intervenire con irrigazioni di soccorso.
C’è però anche chi ha deciso di interrompere o limitare la produzione per i costi elevatissimi di carburante, elettricità e altri prodotti utili ai terreni e alle piante.
I dati parlano chiaro: la raccolta, partita in Sicilia, che da sempre è la prima regione italiana ad iniziare con la produzione di olio, è in netto calo rispetto allo scorso anno. Il calo è diffuso in tutto il Sud Italia, soprattutto in Puglia e Calabria, che rappresentano circa il 70% della produzione olivicola nazionale.
La Puglia è la regione più penalizzata quest’anno e rischia una calo della produzione fino al 50%, a causa di gelate fuori stagione e siccità, il Salento poi è ancora duramente provato dalla Xylella che, negli ultimi anni, ha distrutto moltissimi ulivi. Leggi anche: Olio d’oliva: sta davvero per arrivare una “terrificante carenza”?
Nelle regioni centrali, come Lazio e Toscana, l’andamento è migliore e registra un leggero rialzo della produzione rispetto all’anno precedente, anche il Nord si salva segnando un aumento produttivo.
Ma, come dicevamo, è soprattutto al Sud che si gioca davvero la partita dell’olio extravergine d’oliva e qui tra gelate, siccità e aumento dei costi, si è creata una tempesta perfetta che ovviamente va ad incidere sulla quantità di olio prodotto (per fortuna la qualità è salva, assicura Coldiretti).
A rischio però ci sono molte aziende. Come scrivono Coldiretti e Unaprol:
Con l’esplosione dei costi aumentati in media del 50% nelle aziende olivicole quasi 1 su 10 (9%) lavora in perdita ed è a rischio di chiusura, secondo dati Crea. A pesare, in particolare i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne mentre il vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra anche un incremento del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti e Unaprol. Olivicoltori e frantoiani sono costretti a fronteggiare l’incremento dell’elettricità, i cui costi sono quintuplicati.
I costi aumentano, i ricavi delle aziende diminuiscono e indovinate chi si dovrà fare carico dei prezzi maggiorati? Ovviamente il consumatore, che in autunno vedrà aumentare il prezzo al dettaglio dell’olio extravergine di oliva, così come di altri prodotti.
Cerchiamo di aiutare comunque i produttori italiani, verificando che l’olio che vogliamo acquistare sia davvero “Made in Italy”. Come? Leggendo con molta attenzione l’etichetta.
Come denunciano Coldiretti e Unaprol:
Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.
Le associazioni ricordano anche i pericoli per l’olio extravergine d’oliva della possibile approvazione a livello europeo dell’etichetta Nutri-Score (che sembra sempre più vicina dopo la pubblicazione di un nuovo report Ue):
l’obiettivo di rilanciare una produzione nazionale dell’olio d’oliva messa a rischio anche dal Nutriscore sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali come l’olio d’oliva che è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea conosciuta in tutto il mondo grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute.
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Fonte: Coldiretti
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