Pasta: entro il 2050 meno proteica e non più al dente

A causa della CO2 le spighe di grano del futuro saranno sempre più alte ma perderanno gran parte del loro contenuto proteico a scapito della consistenza della pasta

Anni fa si parlava di una possibile scomparsa della pasta entro il 2050 per colpa dei cambiamenti climatici, ora una ricerca tutta italiana ridimensiona un po’ la cosa avvertendo però che intorno a quella data il grano potrebbe aver perso gran parte del suo contenuto proteico a scapito di un buon piatto di spaghetti al dente!

La concentrazione di anidride carbonica che continua a salire nel corso di questi anni, comporta non solo svantaggi per la nostra salute ma anche effetti sulle piante. In particolare l’incremento di CO2 sul grano ha la capacità di modificarne la crescita. Le spighe del futuro saranno sempre più alte e corpose ma perderanno gran parte del loro contenuto proteico.

Ad arrivare a questa conclusione è stata una sperimentazione, parte del Progetto Ager: ricerca agroalimentare, durata 2 anni e condotta dal Centro di Ricerca per la genomica del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) di Fiorenzuola d’Arda grazie al sistema Free Air CO2 Enrichment – Arricchimento dell’aria aperta con CO2 e con la collaborazione dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze.

Lo studio ha analizzato cosa accade a 12 varietà di frumento duro coltivato in ambiente ricco di anidride carbonica, 570 ppm, il quantitativo stimato nel 2050. Sembra che la CO2 abbia un effetto protettivo e fertilizzante sul grano e perciò si produca un aumento di biomassa vegetale. Di contro però si perdono nutrienti utili come le proteine che vanno ad inficiare anche la consistenza finale del prodotto più amato realizzato con il grano: la pasta, che per colpa di questi cambiamenti potrebbe non essere più “al dente”.

Tutto ciò, sottolineano i ricercatori: “salvo un lungimirante lavoro di miglioramento genetico che potrebbe realizzare nuove varietà capaci di fruttare al meglio l’aumento di C02 atmosferica, evitando o limitando le conseguenze negative sulla qualità del prodotto“.

Ci sembra che il grano sia stato già abbastanza modificato, adesso sarebbe invece il caso, anche per salvaguardare i nostri prodotti tipici, di intervenire drasticamente con azioni che possano ridurre nei prossimi anni le emissioni di CO2.

Francesca Biagioli

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