Oltre a fare molto bene alla salute (ricco di acqua e vitamine), è il simbolo indiscusso dell’estate, con il suo inconfondibile gusto zuccherino e il suo colore rosso arancio. Ma ora gli scienziati affermano che, originariamente, l’anguria non era così dolce e così vivacemente colorata. Qual è allora l’origine di questo frutto?
Diversamente da quanto si è creduto finora, il cocomero (Citrullus lanatus) non è originario della cosiddetta Mezzaluna Fertile, una regione storica del Medio Oriente corrispondente all’antica Mesopotamia. È quanto emerge da uno studio condotto dai botanici dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco (Germania), che hanno osservato la sequenza genetica di sette specie di anguria.
Abbiamo scoperto che il moderno genoma del cocomero che consumiamo abitualmente è più strettamente connesso a quello del cocomero selvatico sudanese rispetto ad altri tipi che abbiamo analizzato – spiega la botanica Susanne Renner, autrice della ricerca. – Il cocomero selvatico sudanese, tuttavia, presenta alcune importanti differenze con la versione ‘domestica’, come ad esempio la polpa bianca e poco dolce. Per questo viene utilizzato generalmente come mangime per gli animali.
Malgrado queste differenze fra le due specie, i ricercatori sono propensi a pensate che il frutto sudanese è probabilmente un precursore dell’anguria rossa e dolce che consumiamo sulle nostre tavole. È possibile che gli antichi agricoltori abbiano iniziato a coltivare una versione non amara del cocomero selvatico e, conseguentemente, ne abbiano accresciuto via via la dolcezza attraverso le generazioni, per mezzo di un processo di ‘addomesticazione’. Anche il tipico colore rosso è dovuto probabilmente alla selezione artificiale, poiché i contadini hanno favorito e permesso la crescita solo dei frutti a polpa rossa. Quando questo processo sia effettivamente avvenuto e quanto la mano dell’uomo ne sia responsabile, è ancora tutto da chiarire.
(Leggi anche: Anguria: calorie, proprietà, benefici e come gustarla al meglio)
Sappiamo che il faraone egizio Tutankhamon fu seppellito insieme con semi di anguria più di 3.300 anni fa – ma questa non è una prova sufficiente per poter datare l’anguria ‘domestica’: i semi potrebbero essere appartenuti anche a un cocomero selvatico. Ancor più antica (4.300 anni fa) è un’immagine di un frutto che sembrerebbe un’anguria rappresentata su una tomba egizia; in un’altra tomba vicina, di epoca simile, l’immagine dell’anguria è affiancata a quella di altri frutti dolci, come l’uva, e questo sarebbe per i botanici la prova che il processo di ‘addomesticazione’ del cocomero aveva già avuto luogo. Secondo i ricercatori potrebbero essere stati gli antichi nubiani (una popolazione che abitava la regione del moderno Sudan) ad aver ‘addomesticato’ il frutto e ad averlo condiviso attraverso il commercio con gli egizi.
Parlando dal punto di vista storico, si tratta di una scoperta sensazionale – commenta il professor Hanno Schäfer, che ha preso parte allo studio. – Sta diventando sempre più chiaro che l’origine di questo frutto sia la regione nordafricana, un’area che abbiamo sempre sottovalutato, focalizzandoci finora sulla Mezzaluna Fertile dove pensavamo che i semi di anguria avessero avuto origine. Ora c’è bisogno di altre ricerche sull’agricoltura del Nord Africa per poter supportare questa teoria con evidenze archeologiche.
Fonte: PNAS
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