La lobby dell’ olio di palma inizia a tremare. Ne è un importante sintomo la massiccia campagna pubblicitaria lanciata dall’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane (Aidepi), con investimenti di migliaia di euro e una pagina apparsa oggi su diversi quotidiani, a partire da Il Corriere, in cui si difende l’olio di palma, definendolo privo di rischi per la salute e per l’ambiente.
La lobby dell’ olio di palma inizia a tremare. Ne è un importante sintomo la massiccia campagna pubblicitaria lanciata dall’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane (Aidepi), con investimenti di migliaia di euro e una pagina apparsa oggi su diversi quotidiani, a partire da Il Corriere, in cui si difende l’olio di palma, definendolo privo di rischi per la salute e per l’ambiente.
È questo uno dei risultati del forte boicotaggio messo in atto dai consumatori (tra cui molti nostri lettori), che hanno recepito, a discapito di quanto sostenuto nel disclaimer, la pericolosità di questo ingrediente, costringendo le aziende alimentari a pagare pubblicità per difendersi.
L’associazione sostiene che le aziende si impegnano ad utilizzare solo olio certificato, assicurando anche la sostenibilità ambientale. Come ha ribadito la stessa inserzione la produttività di questo olio per ettaro è da 5 a 11 volte superiore a qualsiasi altro olio vegetale e che questo garantisce anche rispetto per l’ambiente. Ma anche bassi costi, aggiungiamo.
Sta di fatto che, come ci aveva spiegato anche Roberta Martinoli, biologa Nutrizionista e Medico Chirurgo, il componente principale dell’olio di palma, ovvero l’acido palmitico, in quanto acido grasso saturo a 16 atomi di carbonio, è stato messo in relazione con l’insorgenza di malattie cardiovascolari da diversi studi scientifici.
Tuttavia è realmente molto conveniente dal punto di vista economico, tanto che si trova olio di palma anche nei biscotti, nelle merendine e nel latte per neonati. Nel nostro Paese le importazioni di olio di palma sono aumentate del 19% nell’ultimo anno e di ben dieci volte da 15 anni a questa parte.
Non solo: l’olio di palma è presente anche nel mondo della cosmesi, trattandosi di un olio considerato molto versatile, oltre che disponibile sul mercato a prezzi contenuti rispetto ad altri oli vegetali maggiormente pregiati. E trova impiego anche nella produzione di biodiesel.
Peccato che il biocarburante ottenuto a partire dall’olio di palma sia stato bollato dalla U.S. Environmental Protection Agency come non ecologico, in quanto la sua produzione è causa di emissioni di anidride carbonica superiori a quanto consentito, oltre che per via degli ingenti costi ambientali legati alla sua produzione.
La sua diffusione è tuttavia capillare e gli effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente potrebbero essere molto preoccupanti. Le accuse sono molteplici e piuttosto pesanti, soprattutto perché provenienti da esperti del settore. Tanto da spingere le aziende a difendersi con pubblicità sui giornali, chiaramente a pagamento. Ma possiamo fidarci?
Chiaramente no visti gli enormi interessi economici dietro a questo vero e proprio business che, tra l’altro, potrebbe mettere in crisi uno dei settori trainanti della nostra economia, l’olio di oliva, sempre preferito a tutti i “surrogati” da medici e nutrizionisti.
Alcune aziende hanno rinunciato al suo utilizzo, tra le quali Alce Nero, che ha sostituito l’olio di palma non solo nei biscotti con olio extravergine d’oliva biologico e italiano, ma anche Gentilini, azienda produttrice di biscotti, fette biscottate e altri prodotti per la prima colazione con sede a Roma.
Tuttavia non c’è ancora a livello normativo una posizione precisa, influenzata da lobby molto potenti.
Roberta De Carolis
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