Il Tar dell'Umbria ha confermato la correttezza delle analisi fatte sull'olio Coricelli che è risultato non vero "extravergine" ma "vergine"
Il Tar dell’Umbria si è espresso in merito al ricorso presentato dalla Pietro Coricelli s.p.a, nota azienda produttrice di olio, sulla veridicità delle sue etichette che, in una partita del 2018, parlavano di olio extravergine quando in realtà alcune analisi mostravano una declassazione a semplice “vergine”. Il Tar ha sostanzialmente bocciato il ricorso, confermando di fatto la validità dei risultati di quei test.
Non si tratta di olio extravergine, almeno non lo era quello dei campioni analizzati dal Laboratorio Chimico di Roma 1 dell’Agenzia delle Dogane e poi da un’altra struttura accreditata a cui era stata chiesta una controanalisi. A confermarlo è il Tar dell’Umbria, con una sentenza che rigetta il ricorso dell’azienda.
Come si legge nella sentenza, pubblicata l’11 gennaio:
Dalla documentazione versata in atti risultano sia le analisi organolettiche effettuate in prima istanza dal Laboratorio Chimico di Roma 1 dell’Agenzia delle Dogane, sia quella relativa alle controanalisi, corredate dai verbali attestanti il corretto svolgimento delle prove mediante richiamo ai parametri normativi prescritti, unitamente alle singole schede di analisi, ivi comprese quelle di presenza dei panelisti.
Si conclude dunque che:
Il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo respinge.
La questione su cui si è ora espresso il Tar dell’Umbria riguarda un fatto specifico avvenuto nel 2018 quando, i controlli dell’Agenzia delle Dogane su una partita di olio all’82% di provenienza spagnola e destinato all’estero, avevano declassato l’olio Coricelli appunto da “extravergine” a “vergine”.
L’azienda però ha subito contestato con forza questi risultati, sostenendo che le analisi erano state fatte affidandosi ad un’analisi sensoriale non idonea. Si tratta però del Panel Test, obbligatorio per legge, su cui il Tar si è espresso in modo chiaro:
Quanto alla dedotta inaffidabilità del panel test effettuato sui campioni di olio prelevati, deve rilevarsi che, contrariamente a quanto affermato da parte ricorrente, la procedura di valutazione organolettica, è disciplinata in modo tale da ridurre tendenzialmente quelle variabili legati alla soggettività della rilevazione e farle assumere valenza di analisi scientifica, essendo effettuata in ‘doppio cieco’, da un panel di assaggiatori formato da 8 a 12 giudici, secondo le modalità riportate al punto 5.2, V comma dell’All. XII del Reg. 640/2008, le cui risultanze e parametri rilevati vengono disaggregati e definiti sotto i vari profili organolettici medianti appositi indici statistici da parte del direttore del panel.
Coricelli sosteneva anche che era mancata una controanalisi assegnata ad un Panel riconosciuto dalla Spagna. Ma anche su questo punto il Tar ha risposto fermamente:
Quanto alla mancata assegnazione di un panel riconosciuto dalla Spagna in quanto paese da cui proviene l’81,3% dell’olio oggetto di declassamento, è sufficiente osservare che non essendo il prodotto campionato e miscelato interamente di origine spagnola, è venuta meno la condizione per la quale almeno una delle due controanalisi deve essere effettuata da un panel riconosciuto dallo stato membro di produzione dell’olio.
Quella del 2018, però, non è stata l’unica segnalazione a carico dell’olio Coricelli. In un recente test di cui vi avevamo parlato, Altroconsumo, dopo aver analizzato 30 bottiglie di olio acquistate al supermercato, ne aveva declassate ben 11, tra cui appunto quella a marchio Coricelli.
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Ci sono stati poi altri test de Il Salvagente, nel 2015 e nel 2021, svolti anche in questo caso dal Laboratorio Chimico dell’Agenzia delle Dogane, che erano arrivati allo stesso risultato: i campioni del prodotto Coricelli erano olio “vergine” e non “extravergine”.
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Fonte: Giustizia Amministrativa
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