Quando le multinazionali allungano i propri tentacoli sul biologico

Come si dovrebbero comportare i consumatori nel momento in cui le multinazionali iniziassero ad estendere i propri tentacoli nel mondo del biologico?

Perché i consumatori scelgono di rivolgersi all’acquisto di prodotti biologici? Il motivo principale riguarda probabilmente il desiderio di distaccarsi da quanto, in campo alimentare, viene offerto da parte delle più note multinazionali, che spesso utilizzano materie prime provenienti da coltivazioni in cui non viene tenuto conto né della salvaguardia dell’ambiente, né del rispetto dei lavoratori dal punto di vista etico. Come si dovrebbero comportare i consumatori nel momento in cui le multinazionali iniziassero ad estendere i propri tentacoli nel mondo del biologico?

Si tratta di un fenomeno che purtroppo starebbe già avvenendo da alcuni anni, con particolare riferimento agli Stati Uniti. Alcune delle più note multinazionali alimentari avrebbero infatti la tendenza ad affiancare alle proprie linee di produzione tradizionale, delle nuove categorie di prodotti presentati e pubblicizzati come biologici, il ricavato delle cui vendite sarebbe in ogni caso destinato ad arricchire le multinazionali stesse, che in ambiti differenti dal “bio” andrebbero ad agire secondo le consuetudini abituali, utilizzando, ad esempio, ingredienti provenienti da agricoltura intensiva, con la possibilità di incorrere nell’impiego di OGM.

Tale questione è stata recentemente sollevata da un dossier apparso sul New York Times, che pone chiaramente in luce quali siano le multinazionali statunitensi che starebbero in un certo qual modo sfruttando il desiderio da parte dei consumatori di alimentarsi scegliendo cibi sani con ingredienti provenienti da agricoltura biologica, proponendo prodotti certificati come biologici, ma spesso contenenti ingredienti provenienti dall’altro capo del mondo.

È possibile dunque fidarsi di prodotti biologici in vendita presso i supermercati (anche nel nostro Paese) che in realtà contengono ingredienti provenienti da stati extraeuropei, che dunque hanno compiuto centinaia di chilometri per giungere sulle nostre tavole e che potrebbero non essere stati sottoposti ai medesimi controlli vigenti in Europa? Scegliere alimenti biologici dovrebbe significare anche esprimere la propria preferenza per quei cibi realizzati impiegando ingredienti di provenienza locale (affidandosi dunque direttamente alle aziende agricole biologiche della zona in cui si vive) o scegliere prodotti che siano realmente realizzati nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, sebbene le materie prime impiegate all’interno di essi provengano dall’estero (commercio equo e solidale).

Secondo il New York Times, note multinazionali statunitensi, tra cui si trovano Coca-Cola, Cargill, ConAgra, General Mills, Kraft e M&M Mars, si sarebbero impadronite della maggior parte del mercato industriale del biologico nazionale, generando dunque una vera e propria confusione nei consumatori, tramite la creazione di linee di prodotti biologici dietro i quali si nascondono però i soliti temuti “giganti”.

Per quanto riguarda la situazione italiana, la tendenza emersa dall’ultimo Sana riguarda un deciso incremento delle vendite da parte del mercato del biologico, un dato legato però alla diminuzione del numero di aziende biologiche italiane, in quanto le realtà più piccole sarebbero state inglobate dai marchi maggiori o sarebbero scomparse schiacciate da essi. Altre realtà potrebbero aver rinunciato a sfoggiare certificazioni biologiche acquistate a caro prezzo, pur mantenendo la propria produzione in linea con i dettami del “bio”. Molti grandi marchi biologici italiani come “Alce Nero” e “Almaverde Bio” sarebbero tuttora rimasti indipendenti.

In Italia, inoltre, la maggior parte delle catene di supermercati ha affiancato alla propria produzione classica delle linee di prodotti biologici. I consumatori considerano l’acquisto di tali prodotti realmente vantaggioso? I prezzi non risultano sempre abbordabili, ma probabilmente, al fine di alimentarsi in maniera sana, essi sarebbero disposti a spendere un po’di più.

Il suggerimento finale rimane in ogni caso quello di preferire il più possibile prodotti biologici di origine locale, a chilometri zero, la cui provenienza sia certa e la cui produzione non sia sottoposta al dominio di multinazionali interessate unicamente al mero profitto economico.

Marta Albè

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