Mense scolastiche, il vademecum del Ministero privilegia i km zero e la frutta di stagione

Per limitare il fenomeno dell'obesità infantile che riguarda il 12,3% dei bambini italiani e per educare alla corretta alimentazione, dal Ministero della Salute arrivano le linee guida per i menù delle mense scolastiche che fornisce indicazioni a chi lavora nella ristorazione delle scuole per far sì che venga servito giornalmente un pasto equilibrato, sano e nutriente.

Per limitare il fenomeno dell’obesità infantile che riguarda il 12,3% dei bambini italiani e per educare alla corretta alimentazione, dal Ministero della Salute arrivano le linee guida per i menù delle mense scolastiche che forniscono indicazioni a chi lavora nella ristorazione delle scuole per far sì che venga servito giornalmente un pasto equilibrato, sano e nutriente.

E così spazio alla dieta mediterranea e alle ricette tipicamente italiane come pizza e lasagne che sono state indicate come piatti unici da proporre, a scelta, almeno una volta a settimana, magari come alternativa alla minestra o alla pasta che, insieme al pane, dovrebbe essere presente ogni giorno.

Stando, infatti al vademecum del ministero i cereali sono l’elemento che non dovrebbe mai mancare nella tavola dei bambini a scuola, declinato sotto forma di pasta, riso orzo o mais. Per quanto riguarda il secondo piatto, bene due porzioni a settimana di carne e pesce da alternare poi a uova, formaggi e soprattutto legumi, da servire come piatto unico se associati ai cereali. Alimenti che invece dovrebbero essere serviti tutti i giorni sono frutta e verdura rigorosamente di stagione, mentre assolutamente da limitare secondo il ministero, i salumi che andrebbero proposti al massimo due volte al mese.

È su quest’ultimo punto che gli esperti non concordano, anche se in generale giudicano le linee guida del ministro “sicuramente valide”. Per alcuni, come il defunto nutrizionista Carlo Cannella, infatti, «la tabella parla del 35% di apporto calorico giornaliero da assicurare con il pranzo. Considerando che si tende ad attribuire il 20% di ratio energetica alla colazione, percentuale fra l’altro molto difficile da raggiungere con la colazione italiana, il 100% giornaliero è ancora molto lontano». «L’apporto del pranzo dovrebbe essere in realtà – spiega l’esperto – intorno al 40-45% del totale». Altrimenti «c’è il rischio che i bambini arrivino a casa affamati e vogliano il panino». Ma secondo Cannella c’è «un’eccessiva demonizzazione dei salumi. Il prosciutto cotto e la mortadella sono tra i cibi che i bambini italiani gradiscono di più, e ai quali sono più affezionati».

Ma una delle più importanti novità da apprezzare contenute nelle linee guida del Ministero è rappresentata dall‘attenzione nell’elaborazione dei piatti alla varietà, alla stagionalità dei cibi e ai prodotti tipici della regione di residenza in modo da insegnare ai bimbi il mantenimento delle tradizioni e la volorizzazione della biodiversità a tavola. E così basta ciliegie o pesche a Natale e spazio ad arance in Sicilia, mele nel Veneto o mandarini in Basilicata, fa notare la Coldiretti che ha accolto in maniera positiva il vademecum.

L’Italia può contare su 4511 prodotti agroalimentari tradizionali, ottenuti secondo regole tradizionali antiche tramandate nel tempo censiti dalle regioni. A prevalere tra le specialità “salvate dall’estinzione” sono – sottolinea l’associazione degli agricoltori – i 1.362 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.263 verdure fresche e lavorate, 748 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 461 formaggi, 154 bevande tra analcoliche, liquori e distillati e 150 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.)”.

In questa ottica ricordiamo che la Coldiretti è impegnata attivamente nel promuovere un progetto di educazione alimentare nelle scuole attraverso un protocollo firmato proprio con il Ministero della Salute per “recuperare, soprattutto nelle giovani generazioni, i principi della tradizione, della sana alimentazione, della stagionalità dei prodotti e della realtà territoriale per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’ agricoltura con i cibi consumati ogni giorno”.

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram