McDonald’s: paghe da fame, sciopero dei lavoratori dei fast food di New York

Paga da fame per un lavoro alienante. Ecco la principale motivazione dello sciopero dei lavoratori dei fast food svoltosi a New York nella giornata di ieri, giovedì 4 aprile. I dipendenti delle più note catene di fast food, tra cui McDonald’s Domino’s Pizza e Burger King, hanno deciso di scioperare per porre in evidenza la verità sulle proprie reali condizioni di lavoro.

Paga da fame per un lavoro alienante. Ecco la principale motivazione dello sciopero dei lavoratori dei fast food svoltosi a New York nella giornata di ieri, giovedì 4 aprile. I dipendenti delle più note catene di fast food, tra cui McDonald’s, Domino’s Pizza e Burger King, hanno deciso di scioperare per porre in evidenza la realtà proprie reali condizioni di lavoro.

A formare cortei lungo le strade della Grande Mela si sono trovati soprattutto cassieri e cuochi, in centinaia, guidati dall’associazione Fast Food Forward, impegnata per un miglioramento delle condizioni di lavoro degli addetti ai punti di ristoro delle catene dei fast food.

È così che inizia il “sogno americano”, con un impiego alienante ed una paga che sfiora il limite della povertà. La maggior parte degli impiegati dei fast food statunitensi non percepisce più di 8 dollari l’ora, una condizione da essi giudicata inaccettabile. Lo sciopero ha visto il proprio momento culminante nella formazione di un corteo ad Harlem.

La data del 4 aprile non è stata prescelta in maniera casuale da parte degli organizzatori della manifestazione. Essa ha coinciso infatti con l’anniversario della morte di Martin Luther King. Egli fu ucciso mentre si trovava a sostenere una delle proteste organizzate da parte dei netturbini, categoria di lavoratori sottopagati che nella giornata di ieri è stata in un certo senso sostituita da parte degli addetti ai fast food, ancora una volta impegnati ad ottenere condizioni di impiego migliori.

Non si tratta del primo sciopero organizzato con la medesima finalità nel giro di pochi mesi. La precedente protesta degli addetti ai fast food risale infatti soltanto allo scorso novembre. Evidentemente però le loro voci non erano state ascoltate a sufficienza, costringendoli ad incrociare nuovamente le braccia per fare valere i propri diritti.

Le catene di fast food, basandosi su materie prime di scarsa qualità e su menù offerti a poco prezzo, hanno costruito attorno a sé stesse fortune miliardarie. Evidentemente, i loro ricchi guadagni non vengono utilizzati per garantire ai lavoratori uno stipendio dignitoso, si tratti di semplici addetti alla cucina o di impiegati in posizioni più alte. Le regole di assunzione negli Stati Uniti si stanno inoltre facendo sempre più stringenti. Per lavorare alle casse di McDonald’s è richiesta la laurea, un titolo di studio che a fronte di una misera paga non può che perdere tutto il proprio valore sul mercato del lavoro.

Marta Albè

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