L’ospedale di Cleveland che ha detto no al McDonald’s

Non è contraddittorio che un ospedale in prima linea nella lotta all'obesità ospiti un fast-food all'interno dei propri locali? Questa è la considerazione che deve aver spinto i responsabili della Cleveland Clinic, in Ohio, ad esprimersi contro il rinnovo del contratto di locazione del McDonald's che per venti anni ha venduto panini e patatine al personale e ai visitatori del centro medico.

Non è contraddittorio che un ospedale in prima linea nella lotta all’obesità ospiti un fast-food all’interno dei propri locali? Questa è la considerazione che deve aver spinto i responsabili della Cleveland Clinic, in Ohio, ad esprimersi contro il rinnovo del contratto di locazione del McDonald’s che per venti anni ha venduto panini e patatine al personale e ai visitatori del centro medico.

Il prossimo mese, il McDonald’s situato all’interno della Cleveland Clinic, uno dei presidi sanitari più famosi degli Stati Uniti, chiuderà definitivamente i battenti. La mossa, fanno sapere dall’ospedale, è coerente con la politica adottata dal centro negli ultimi dieci anni, che mira a “promuovere scelte alimentari salutari, esercizio fisico e un ambiente liberato dal fumo di sigaretta.

Il nostro obiettivo – ha dichiarato in proposito Eileen Sheil, portavoce della Cleveland Clinicè di ridurre i fattori di rischio che contribuiscono in modo significativo allo sviluppo di malattie croniche.

E tra i temi a cui l’ospedale si è maggiormente dedicato negli ultimi anni c’è proprio l’obesità, un problema molto diffuso negli Stati Uniti, spesso alla base di altre patologie, e che, nella maggior parte dei casi, è determinato da scelte alimentari e da abitudini inconsapevolmente sbagliate.

Da qui, la necessità di fare chiarezza, di promuovere uno stile di vita sano e di educare ad una alimentazione corretta, soprattutto attraverso il buon esempio: un percorso virtuoso che passa anche per la chiusura del McDonald’s interno alla clinica.

Non sono mancate critiche alla scelta compiuta dai vertici dell’ospedale, che sono stati accusati di ‘paternalismo’. Dal suo canto, il titolare del punto vendita in via di chiusura, Turan Strange, ha dichiarato che i suoi dipendenti “sono stati fieri di servire la comunità della Cleveland Clinic negli ultimi 20 anni” e che verranno assunti negli altri ristoranti di sua proprietà.

Invitiamo le famiglie e i membri della comunità ospedaliera a visitare gli altri ristoranti che gestiamo nell’area di Cleveland – ha aggiunto Strangein modo che possano toccare con mano la varietà e l’equilibrio dei cibi e delle bevande che siamo orgogliosi di servire.”

Al di là del destino di un singolo punto vendita, il 2015 si sta rivelando un anno particolarmente difficile per la catena di fast food più famosa del mondo: nel primo trimestre McDonald’s ha subito un calo dell’11% nei ricavi e del 30% nei profitti e ha provato ad invertire la tendenza chiudendo 700 ristoranti in giro per il mondo e ‘rivitalizzando’ e ampliando il proprio menu.

Per un colosso come McDonald’s si tratta comunque di una crisi di proporzioni piuttosto modeste. La domanda, legittima, è se sia una difficoltà momentanea o un problema destinato ad ampliarsi, magari proprio per effetto di una maggiore sensibilità e consapevolezza da parte dei consumatori.

Lisa Vagnozzi

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