Introdurre formiche, cavallette, farfalle e grilli nell'alimentazione contribuirebbe seriamente a ridurre la fame nel mondo e pure i gas serra derivanti dall'allevamento di bestiame.
Introdurre formiche, cavallette, farfalle e grilli nell’alimentazione contribuirebbe seriamente a ridurre la fame nel mondo e pure i gas serra derivanti dall’allevamento di bestiame.
A ribadire il potenziale nutrizionale e ambientale derivante dall’allevamento di insetti a scopi alimentari in modo da far fronte al crescente aumento della popolazione, è ancora la FAO che torna a discutere di questa ipotesi al congresso della Royal Entomological Society inglese che si è svolta nei giorni scorsi.
La dieta a base di insetti era stata già oggetto di un seminario organizzato dall’agenzia ONU un paio di anni fa in Thailandia, ma oggi torna prepotentemente a farsi strada anche alla luce degli ultimi studi sugli allevamenti di bestiame che non solo occupano i due terzi dei terreni agricoli mondiali, ma come abbiamo visto più volte, generano almeno il 20% di tutti i gas serra del pianeta.
“C’é una crisi della carne – afferma Arnold Van Huis, entomologista all’università di Wageningen in Belgio e autore del paper delle nazioni unite -. La popolazione mondiale crescerà da 6 a 9 miliardi entro il 2050 e sappiamo anche che il consumo di carne è aumentato drasticamente: 20 anni fa la media era 20 kg ora è di 50 e sarà 80 nei prossimi 2 anni. Se continuerà davvero in questo modo, avremo bisogno di un altro pianeta“.
Con 1400 specie commestibili che vengono già consumate in tutto il mondo, gli insetti offrirebbero, dunque, grandi possibilità sia dal punto di vista nutrizionale che da quello commerciale.
Così se l’idea di mangiare insetti vi possa apparire strana o addirittura disgustosa, sappiate che il loro consumo, già diffuso in maniera capillare in molte parti del pianeta ( in Africa vengono mangiate almeno 527 specie diverse, come pure in 29 paesi asiatici ed in 23 paesi nelle Americhe) rappresenterebbe in realtà una valida alternativa alimentare, essendo gli insetti molto nutrienti, ricchi di proteine e sali minerali. Rispetto alla carne o al pesce crudo, ad esempio, se assunti in forma essiccata, la maggior parte delle specie contengono una quantità doppia di proteine. Alcuni insetti, soprattutto allo stato larvale, sono, inoltre ricchi anche di lipidi e contengono importanti vitamine.
Allevare insetti, inoltre, produce meno gas serra rispetto al bestiame: è stato stimato, ad esempio che l’allevamento di locuste, grilli e vermi, emetterebbe “10 volte meno metano rispetto al bestiame ed anche 300 volte meno di protossido di azoto e meno ammoniaca (inquinante prodotto da maiali e pollame)”.
Nella maggior parte delle regioni in cui si mangiano insetti, questi non solo rappresentano una componente fissa della dieta, ma sono considerati delle vere e proprie prelibatezze. In Tailandia, ad esempio, e chi ha avuto la fortuna di visitarla può confermare, si consumano quasi 200 diverse specie di insetti, molti dei quali sono molto ricercati come snack o come delicatezze.
Tra le specie di insetti più consumati troviamo i coleotteri, seguiti da formiche, api, vespe e poi cavallette, grilli e infine falene e farfalle.