L’Ue dice stop alle etichette ingannevoli: più della metà delle diciture “green” e “naturale” sono fuorvianti

L'UE si prepara a vietare le etichette ingannevoli con diciture quali "naturale", "green", ecc., la metà di queste dichiarazioni, infatti, sono fuorvianti. Si tratta di un passo avanti che mira a proteggere i consumatori e a promuovere la trasparenza nel marketing dei prodotti sostenibili

Il mercato dei prodotti sostenibili in Italia ha raggiunto una cifra sorprendente di 14,5 miliardi di euro nel 2023, e questa è senza dubbio una buona notizia che dimostra la sensibilità ai temi ambientali da parte dei consumatori.

Il problema è che spesso ci troviamo alle prese con etichette fuorvianti che pubblicizzano la naturalità, l’essere “green” o altre caratteristiche accattivanti del prodotto.

Non sempre però questo corrisponde al vero e l’Unione Europea sembra stia finalmente prendendo posizione su tale questione, con l’intento di porre fine alle etichette generiche e ingannevoli.

L’accordo tra il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’UE prevede di vietare alle imprese di utilizzare etichette come “ecologico”, “naturale”, “biodegradabile”, “climaticamente neutro” o “eco” a meno che tali affermazioni non siano supportate da evidenze scientifiche.

Questo importante passo avanti è stato accolto con favore dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), che sottolinea come il 53,3% delle affermazioni ambientali riportate sulle confezioni dei prodotti nell’UE sia vago, fuorviante o semplicemente non veritiero. Inoltre, il 40% delle indicazioni “green” non ha alcuna base comprovata.

In una parola sola si tratta di “greenwashing”, pratica che purtroppo sta diventando sempre più comune tra le aziende che – appunto per lavarsi la coscienza e al fine di attirare i consumatori attenti all’ambiente – utilizzano etichette e dichiarazioni ecologiche senza alcun fondamento scientifico o ambientale.

Questo, sottolinea la Sima, non solo inganna i consumatori, ma ha anche un impatto dannoso sull’ambiente.

Secondo quanto dichiarato dal Presidente Alessandro Miani:

Le finte indicazioni ambientali hanno effetti negativi non solo sui consumatori e sul mercato, ma anche sull’ambiente, perché un prodotto fintamente ecologico ha un inevitabile impatto ambientale negativo in termini di emissioni inquinanti. Per questo riteniamo che i nuovi divieti studiati dall’Ue debbano essere estesi a tutti i settori che hanno a fare col concetto di sostenibilità, perché tutto ciò che viene presentato come ecologico o sostenibile deve essere scientificamente dimostrabile, verificabile e validato da organi ufficiali pubblici riconosciuti a livello internazionale, e il reale impatto positivo sull’ambiente deve essere espressamente indicato in etichetta. Ciò anche a tutela del miglior Made in Italy e della agricoltura biologica che in Italia rappresenta il 17,4% della superficie agricola utilizzata, contro il 9,9% della media Ue.

In un’epoca in cui sempre più famiglie orientano le loro scelte d’acquisto verso prodotti sostenibili, basandosi sulle informazioni riportate sulle confezioni, è cruciale che queste informazioni siano sempre accurate e verificate.

Ben venga dunque la scelta dell’Ue di “stringere” sulle etichette ingannevoli e fuorvianti. Tra l’altro, l’accordo prevede anche il divieto di promuovere prodotti con obsolescenza programmata.

Cosa succede ora?

Affinché l’accordo provvisorio diventi una legge pienamente operativa, è necessario ottenere l’approvazione definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio dell’Ue.

Il voto decisivo degli eurodeputati è già programmato per il mese di novembre. Una volta che la direttiva diventerà operativa, gli Stati membri avranno un periodo di 24 mesi per adeguare la propria legislazione alle nuove disposizioni.

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Fonte: Consiglio dell’Unione Europea / SIMA

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