Latte: prosegue la battaglia per un’etichetta precisa e trasparente

3 cartoni di latte a lunga conservazione su 4 contengono latte proveniente dall'estero, ma non riportano questo importantissimo dettaglio sulla loro confezione.

La provenienza di ciò che mangiamo, lo abbiamo ribadito più volte, è cosa fondamentale per una scelta critica e consapevole tra i tanti prodotti che troviamo ogni giorno al supermercato. È un diritto di ogni consumatore e produttore ma anche un dovere delle istituzioni far sì che le etichette riportino in maniera chiara e univoca il luogo d’origine di ciò che stiamo acquistando, in modo che l’acquirente sia messo in grado di scegliere con cognizione di causa e il produttore sia garantito rispetto ad una concorrenza spietata e spesso scorretta.

Noi di greenMe.it vi abbiamo già fatto vedere l’importanza di una corretta lettura delle etichette nella nostra guida e vi abbiamo raccontato quanto è stato fatto in questa direzione anche grazie alla legislazione europea.

Ma ora da Coldiretti arriva un allarme: 3 cartoni di latte a lunga conservazione su 4 contengono latte proveniente dall’estero, ma non riportano questo importantissimo dettaglio sulla loro confezione. Com’è possibile che in un paese come il nostro, dedito alla pastorizia e all’agricoltura, si venda latte prodotto all’estero? Dobbiamo probabilmente dire grazie alla globalizzazione e dell’economia di mercato che tende spesso a soffocare i piccoli produttori locali in favore delle grandi aziende estere o dell’inutile importazione di prodotti che in Italia abbiamo in grandi quantità.

Ed è proprio per questo che dovrebbero intervenire le Istituzioni e chi di dovere, per tutelare le produzioni made in Italy e difenderle dalle falsificazioni o dalle indicazioni ingannevoli.

E invece è di pochi giorni fa la notizia della bocciatura, proprio da parte dell’UE, della proposta di decreto ministeriale italiano che disciplina l’etichettatura del latte: “Una decisione che non ci sorprende affatto”, ha commentato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. “La recente esperienza del via libera comunitario all’etichettatura di origine dell’olio di oliva – prosegue – ci insegna che le giuste battaglie per la trasparenza richiedono anni per essere vinte, ma alla fine anche in Europa dovrà prevalere l’interesse dei cittadini rispetto a quello di quanti vogliono continuare a fare affari vendendo come italiano quello che non è”.

La battaglia che portiamo avanti (sulla stessa linea di Coldiretti) è nella direzione di una maggiore tutela di chi produce e di chi consuma: noi vi insegniamo come difendervi da indicazioni ingannevoli o false, ma vogliamo anche che un’etichettatura trasparente e precisa venga applicata al maggior numero di prodotti possibili. Purtroppo attualmente ciò non avviene per il latte che, insieme ai formaggi, alla pasta, alla frutta e alla verdura trasformati, non riporta sulle confezioni la provenienza degli ingredienti.

Speriamo che questo grande ritardo legislativo venga presto colmato. Nel frattempo chi vuole avere certezza di ciò che compra e della sua provenienza, può sempre affidarsi alla filiera corta, facendo riferimento ai GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), ai farmers market o, nel caso del latte, ai distributori automatici di latte crudo.

Eleonora Cresci

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