Il tartufo bianco, un “gioiello made in Italy” tutto da gustare e… da battere all’asta

Lo chiamano il diamante grigio ed è il fiore all'occhiello della gastronomia italiana, sia per il suo essere molto pregiato - un etto può costare anche diverse centinaia di euro - sia per essere un dono della natura prerogativa quasi assoluta del Belpaese.

Lo chiamano il “diamante grigio” ed è il fiore all’occhiello della gastronomia italiana, sia per il suo essere molto pregiato – un etto può costare anche diverse centinaia di euro – sia per essere un dono della natura prerogativa quasi assoluta del Belpaese.

Il tartufo bianco, nome scientifico Tuber magnatum pico, lo si trova infatti da noi, e in misura molto minore anche in Croazia ed Istria. L’Italia è in assoluto il maggior produttore ed esportatore di tartufo, che oltre a quello bianco conta anche diverse altre specie di tartufo nero, molto più comune e diffuso anche in diversi altri Paesi. Nel nostro paese crescono infatti tutte e nove le specie di tartufi esistenti in natura.

Ma tornando al re dei tartufi, col suo inconfondibile e inebriante profumo, questo è il periodo migliore per gustarlo in quanto, anche se si trova fra la fine di settembre e la fine di gennaio, novembre rimane il periodo clou per gustosi tour enograstronomici.

Già nel Settecento il tartufo bianco era considerato presso tutte le corti europee un alimento tra i più deliziosi e ricercati e fra i suoi grandi estimatori ci fu anche Gioacchino Rossini, che lo definì “il Mozart dei funghi“, e quando si ha il piacere di provarlo si capisce subito il perché. Il suo gusto è talmente inebriante che è capace di rendere ogni piatto un’autentica apoteosi gustativa!

Proprio per il suo essere tanto pregiato di solito il trifolaio, o cercatore di tartufi, difficilmente svela il luogo esatto dove trova i suoi “gioielli”. Per trovarli un tempo si utilizzava un maialino, sostituito in seguito – perché ghiotto di tartufi e quindi risultava abbastanza faticoso impedirgli di mangiare quelli che trovava – dal cane, il lagotto romagnolo, appositamente addestrato.

Il tartufo, oltre che una delizia per le papille gustative, è indicativo anche della salute dell’ambiente che lo circonda. Infatti sicuramente non giovano alla sua crescita – che avviene sotto terra fino a 40-50 centimetri di profondità in simbiosi con alcune piante intorno alle quali prolifera, quali querce, salici, pioppi, tigli e anche noccioli – l’inquinamento, come pure l’agricoltura di tipo intensivo.

La patria assoluta del tartufo bianco, in quanto l’ha reso famoso in tutto il mondo e dai più è ritenuto il più pregiato in assoluto, è Alba anche se questo prezioso dono della natura cresce anche in altre regioni italiane, soprattutto Toscana, Marche (famoso anche il tartufo di Acqualagna) e Molise, soprattutto nella provincia di Isernia. Quello di Alba deve essenzialmente la sua fama mondiale alla geniale opera di promozione svolta da Giacomo Morra, albergatore e ristoratore di Alba, giustamente incoronato “Re dei Tartufi” nel 1933 dal Times di Londra.

Così ogni anno nel periodo di raccolta giungono ad Alba commercianti, ristoratori, chef, semplici appassionati, per comprarne o degustarli. E infatti proprio ad Alba si tiene ogni anno la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, oltre ad un’importante asta a sfondo benefico che vede importanti personaggi dello spettacolo, della politica e dell’economia ritrovarsi nel cuore delle Langhe, nel suggestivo scenario del castello Grinzane Cavour, per contendersi a suon di offerte i “pezzi” più belli e grandi.

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Quest’anno, all’Asta Mondiale del Tartufo bianco d’Alba, giunta alla sua undicesima edizione, che si è svolta lo scorso 8 novembre dal castello piemontese in collegamento satellitare con Hong Kong e che ha visto fra i suoi testimonial Mara Venier, Linus ed Enzo Iacchetti, è stato battuto uno splendido esemplare di tartufo gigante di 750 grammi all’esorbitante cifra di 100mila euro, che si è aggiudicato un magnate di Hong Kong, mentre il ricavato complessivo dell’incanto è stato di 250mila euro che andranno in beneficenza.

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Per quel che riguarda l’Italia, in parte all’Abruzzo, al Comitato Tempera Emergenza Terremoto, organizzazione indipendente che si occupa di raccogliere fondi da destinare alla costruzione di un asilo nido crollato proprio in questa frazione di L’Aquila, e in parte per la costruzione della nuova sede dell’Avis di Alba. Per quanto riguarda, invece, Hong Kong i fondi andranno all’Istituto Mother’s Choice di Hong Kong che provvede a dare sostegno ai bimbi orfani e alle giovani mamme in difficoltà.

Vincenzo Petraglia

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