E’ stato risequenziato il codice genetico del melo grazie ad un gruppo di ricercatori che ha individuato con più precisione le parti del genoma che consentono lo sviluppo del frutto.
È stato risequenziato il codice genetico del melo grazie ad un gruppo di ricercatori che ha individuato con più precisione le parti del genoma che consentono lo sviluppo del frutto.
Sono stati 25 i ricercatori impegnati nello studio realizzato dalla Fondazione Edmund Mach (Fem) di San Michele all’Adige (Trento) in collaborazione con Inra di Angers, Università di Wageningen e Max Planck Institut di Tubinga. Cosa c’è di speciale nel loro lavoro? Gli esperti sono riusciti a risequenziare 64 genomi di melo europeo e questo potrebbe portare ad ottimizzare la coltivazione e la produzione del frutto.
La ricerca, che ha visto la sua pubblicazione su Nature Genetics, è stata realizzata utilizzando modernissime tecnologie molecolari e consentirà di ottenere informazioni più precise sui cromosomi di questo albero da frutto in modo tale da perfezionare e migliorare le varietà di mele attuali. Uno studio molto importante che sarà la base su cui si lavorerà ancora in futuro per scoprire tutti i segreti del melo e poterli poi applicare concretamente alle coltivazioni.
Non è la prima volta che la Fondazione Mach si fa notare sulle riviste scientifiche per il sequenziamento del genoma melo. Così ha infatti commentato Riccardo Velasco, responsabile del dipartimento di Genomica e Biologia delle Piante da Frutto FEM:
“L’allora prestigioso risultato è stato bissato con questa collaborazione che oltre ad aver prodotto numerose pubblicazioni sulla variabilità esistente nel panorama del melo europeo ed aver prodotto oltre 20 mappe genetiche utilizzate anche in questa pubblicazione, ha messo le basi per il sequenziamento di un melo dal genoma ‘sintetico’, originato dalla varietà Golden Delicious”.
Un melo artificiale era stato ottenuto in Francia grazie al lavoro di Yves Lespinasse già negli anni ’70. L’albero ha i cromosomi identici a due a due (si parla di doppio aploide) e ciò ha favorito gli esperti nell’assemblare un genoma praticamente perfetto.
Rispetto a quello che era già stato fatto in passato, però, la nuova ricerca è riuscita adesso a ricostruire i cromosomi del melo in maniera ancora più precisa. Questo potrebbe portare non solo ad avere mele di maggiore qualità ma anche a selezionare specie che richiedano un uso minore di sostanze chimiche antiparassitarie (e noi ce lo auguriamo vivamente dato che le mele sono il frutto per cui sono maggiormente utilizzati i pesticidi).
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Staremo a vedere come cambieranno le mele nel corso dei prossimi anni.