Un avvertimento a chi consuma pesce e frutti di mare: forse i prodotti che avete acquistato come Made in Italy provengono dall’estero. E’ il nuovo allarme della Coldiretti sul falso pesce italiano. Poca trasparenza per i consumatori e non solo.
Un avvertimento a chi consuma pesce e frutti di mare: forse i prodotti che avete acquistato o ordinato al ristorante come Made in Italy in realtà provengono dall’estero. È il nuovo allarme della Coldiretti sul falso pesce italiano. Poca trasparenza per i consumatori e non solo.
Perché l’Italia è sempre più costretta da importare pesce dall’estero? La motivazione è molto semplice. Da domani, 15 maggio 2015, finisce la disponibilità di pescato nei mari d’Europa ed è dunque necessario ricorrere alle importazioni per soddisfare la richiesta di questi prodotti.
Lo ha comunicato la Coldiretti in occasione dell’incontro “Le frodi: dal mare alla tavola”, organizzato in occasione di Slow Fish a Genova. L’ultimo pesce dell’Unione Europea è stato messo in vendita direttamente sulle barche nel primo mercato ittico galleggiante di Campagna Amica, realizzato presso la banchina della Darsena di Genova, adiacente alla manifestazione Slow Fish, nei pressi del Museo del Mare.
Per aumentare il grado di auto-approvvigionamento sul pescato che negli ultimi anni si e ridotto drasticamente occorre da un lato lavorare sulla concorrenza sleale del pesce straniero spacciato per italiano e su una maggiore informazione ai consumatori e dall’altro lavorare per una migliore gestione del patrimonio ittico con la ricostituzione degli stock di pesce nel Mediterraneo anche con accordi con Paesi terzi, secondo quanto comunicato dalla Coldiretti.
Chi crede di acquistare pesce italiano rischia purtroppo di essere vittima di frodi. Infatti più di 2 pesci su 3 consumati in Italia provengono dall’estero, con il rischio che venga spacciato come Made in Italy del pesce importato. Cosa molto semplice, dato che al ristorante non è obbligatorio indicare la provenienza del pesce.
La denuncia della Coldiretti è dunque molto chiara: nei ristoranti italiani potrebbe essere presente del falso pesce Made in Italy o comunque del pesce proveniente dall’estero senza che la clientela ne sia al corrente.
Si va dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola. La frode è in agguato sui banchi di vendita (anche se vige l’obbligo dell’etichetta d’origine, che però potrebbe essere contraffatta) ma soprattutto al ristorante dove la provenienza di quanto si porta in tavola non deve essere indicata.
Tra le frodi nel piatto più diffuse ci sono anche – come sottolinea la Coldiretti – il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietati in quanto pericolosi per la salute.
Ecco i consigli anti-frode della Coldiretti per chi consuma pesce. Da quest’anno è più facile riconoscere il pesce italiano dall’etichetta grazie all’entrata in vigore dei nuovi regolamenti comunitari il 23 dicembre del 2014 con norme relative all’etichettatura per la messa in commercio dei prodotti ittici (Reg. UE n. 1379/2013) e quelle sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (Reg. UE 1169/2011).
Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è, laddove possibile, di acquistare direttamente dal pescatore o, se da un’attività commerciale, di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa).
Marta Albè
Fonte foto: gulfseafood.ae
Leggi anche: