Niente etossichina nella frutta nostrana. I ministeri della Salute e dell'Ambiente hanno ufficialmente messo al bando il ricorso all'uso della molecola etossichina per consentire la conservazione a lungo termine della frutta. E' allarme però per le importazioni da stati come Spagna e Portogallo in cui questo agrofarmaco è ancora largamente utilizzato.
Niente etossichina nella frutta nostrana. I ministeri della Salute e dell’Ambiente hanno ufficialmente messo al bando il ricorso all’uso della molecola etossichina per consentire la conservazione a lungo termine della frutta. È allarme però per le importazioni da stati come Spagna e Portogallo in cui questo agrofarmaco è ancora largamente utilizzato.
Il motivo è presto detto: come si legge in una nota, sono state “sollevate rilevanti criticità relative al valore degli attuali residui rispetto al rischio per la salute degli utilizzatori e dei consumatori“. In pratica, l’etossichina è pericolosa per la nostra salute.
Ma cos’è l’etossichina? È un agrofarmaco che viene impiegato per evitare il cosiddetto “riscaldo superficiale” dei frutti durante la frigoconservazione. Nel marzo del 2011, la Commissione Europea ne revocò l’utilizzo (la molecola, infatti, già aveva sollevato dei dubbi sulla sua effettiva sicurezza in quanto largamente applicata ai cibi per animali per evitare l’irrancidimento dei grassi), ma negli Stati extra-UE e anche in alcuni Paesi europei (Spagna in primis) si continua a utilizzare questa molecola grazie a continue moratorie, con concentrazioni residue fino a 3,00 PPM per frutti altamente deteriorabili come le pere.
Fate attenzione, quindi, alla provenienza di frutta e verdura. Nelle motivazioni dei rappresentanti dei due ministeri si legge infatti come, oltre a un problema di concorrenza sleale nei confronti delle aziende Made in Italy da parte di Paesi come Spagna e Portogallo che questa molecola ancora la utilizzano, vi è anche l’effettiva preoccupazione che l’etossichina, ai valori degli attuali residui riscontrati, possa essere tossica per il nostro organismo. Una questione sollevata anche dalla determinazione dell’Istituto Superiore di Sanità. Nella stessa dichiarazione, inoltre, i dicasteri si augurano che tutti gli stati membri dell’Unione Europea seguano un percorso comune nel mettere al bando una volta per tutti tale molecola.
A ribadire l’allarme per la frutta spagnola è la Coldiretti che in una nota chiede controlli con il blocco immediato delle importazioni:
“Una misura necessaria per tutelare la salute dei consumatori e difendere i produttori italiani dalla concorrenza sleale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel chiedere che “il Governo si adoperi a livello comunitario per la definizione di norme che siano comuni a tutti gli Stati Membri”. La Spagna – sottolinea la Coldiretti – è il principale fornitore di frutta in Italia con un valore delle importazioni che è aumentato del 5 per cento nel 2013 per un totale di 478 milioni di chili dei quali ben 22 milioni di chili sono rappresentati da pere sulle quali nel Paese iberico è consentito l’utilizzo della molecola tossica. L’uso di questo formulato per il trattamento della frutta – continua la Coldiretti – è infatti ancora ammesso in Spagna sulle pere destinate ad essere vendute anche in Italia nonostante siano state sollevate rilevanti criticita’ relative al valore degli attuali residui rispetto al rischio per la salute degli utilizzatori e dei consumatori, da parte delle autorità scientifiche.
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Insomma, sono tempi questi in cui conviene ancora prediligete il fruttivendolo di fiducia sotto casa o la frutta e la verdura biologica. Se vi trovate al supermercato, invece, non dimenticate mai di dare un’occhiata all’etichetta o alle tabelle informative sui banconi.
Germana Carillo
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