Ecco a cosa prestare attenzione quando si raccolgono le castagne, ma anche quando si acquistano dal fruttivendolo di fiducia o al supermercato
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Con il ritorno della stagione autunnale e dei primi freddi, torna sui banchi del mercato e sulle nostre tavole un frutto simbolo di questo periodo: la castagna. Un frutto piccolo, ma al contempo una miniera di benefici per la nostra salute: le castagne, infatti, sono energetiche e ricostituenti, e aiutano a riprendersi dopo l’influenza e i malanni tipici del cambio di stagione; contengono fosforo, sali minerali e vitamine del gruppo B, utili per contrastare ansia, nervosismo o stress; hanno un forte potere saziante, grazie all’alto contenuto di fibre (che migliorano, inoltre, la mobilità intestinale); visto l’alto contenuto di acido folico e ferro, sono raccomandate anche in gravidanza.
Non dimentichiamo che la farina che dalle castagne si ricava è naturalmente priva di glutine, e può costituire una valida alternativa nella dieta dei celiaci.
Possiamo comprare le castagne dal nostro fruttivendolo di fiducia, oppure cimentarci con la raccolta del frutto durante qualche passeggiata in montagna e nei boschi – facendo attenzione a non invadere proprietà private, commettendo così un furto. Non lasciamoci ingannare, inoltre, da un particolare tipo di castagna che è frequente incontrare nei viali alberati alle periferie delle nostre città o nei parchi urbani: è la cosiddetta castagna matta, una “falsa” castagna che non va consumata perché provoca intossicazioni e mal di pancia.
(Leggi anche: Castagna ‘matta’ in tasca contro il raffreddore: il leggendario rimedio naturale dell’autunno)
Castagne: come scegliere le migliori
Sui banchi del mercato ci sono sacchi di castagne, ma come riuscire a riconoscere le migliori?
Per aiutarsi nella scelta, è molto importante affidarsi al tatto: i frutti devono essere compatti, sodi e lisci (non devono presentare rughe o zone grinzose), e non si deve avvertire quella specie di “intercapedine” d’aria fra la polpa e la buccia.
Alla vista, invece, il frutto deve presentarsi lucido e dal colorito uniforme: se la buccia si mostra opaca e spenta, la castagna è vecchia.
Attenzione infine ai buchi: se se ne vede qualcuno, vuol dire che la castagna è “abitata” da un vermetto, quindi è meglio non consumarla.
Castagne o marroni?
La principale differenza fra castagne e marroni è la modalità di reperimento del frutto: infatti, mentre nel caso delle castagne di tratta di un frutto selvatico, cresciuto spontaneamente, i marroni provengono invece da alberi coltivati.
Inoltre, le castagne sono caratterizzate da una pezzatura più contenuta e presentano una buccia di colore marrone scuro, mentre i marroni sono più grandi e hanno una buccia striata dal colore meno intenso.
Anche il sapore cambia: le castagne, in quanto frutti selvatici, sono caratterizzate da un sapore più intenso e deciso rispetto a quello dei marroni, decisamente più dolce e delicato.
Le migliori varietà italiane
Un frutto un tempo povero, consumato dai contadini, oggi la castagna è una prelibatezza gourmet, ed il nostro Paese vanta un importante bacino di produzione (ed esportazione).
Attualmente, in Italia ci sono ben 13 varietà DOP e IGP fra marroni e castagne. Eccone qualcuna:
- Castagna di Cuneo IGP. Coltivata sin dal XII secolo nelle zone montane della provincia di Cuneo e commerciata in tutta Europa a partire dal ‘500, è caratterizzata da una buccia chiara e utilizzata in molte ricette della tradizione, come polenta, minestre, tagliatelle e gnocchi.
- Castagna del Monte Amiata IGP. Una castagna dal sapore dolce e delicato, coltivata fra le provincie di Grosseto e Siena già nel XIV secolo, preparata in diversi modi: la vecchiarella (lessata in acqua con un po’ di alloro), la bucchiata (lessata senza buccia), il castrone (cotta con tutta la buccia).
- Castagna di Vallerano DOP. Caratterizzata da un guscio sottile e facilmente staccabile, si raccoglie nella provincia di Viterbo, a circa 500 metri di altezza, e viene conservata tradizionalmente nelle numerose grotte di tufo presenti nell’area. Si utilizza come ingrediente per la preparazione di primi, secondi a base di carne e liquori.
- Marrone di San Zeno DOP. Questo marrone ha forma ellissoidale, polpa dolce, consistenza pastosa e colore giallo paglierino. Si raccoglie da piante che si trovano tra i 250 e i 900 metri di altezza.
- Marrone di Castel del Rio IGP. Coltivato da secoli nella provincia di Bologna, questo marrone è caratterizzato da una forma oblunga, una polpa fine e un sapore dolce e intenso, ed è protagonista di piatti tipici dell’inverno emiliano – come per esempio i capaltéz (cappelletti ripieni di purea di marroni con rum, noci e cacao).
- Marrone del Mugello IGP. La sua coltivazione risale addirittura all’epoca degli antichi Romani: è caratterizzato da una pezzatura piuttosto grossa, dalla buccia rossiccia e dalla polpa bianca, e viene solitamente impiegato per la preparazione di dolci.
- Marrone di Caprese Michelangelo DOP. Coltivato in provincia di Arezzo sin dal IX secolo, questo marrone si caratterizza per un sapore marcato e una consistenza croccante.
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