In quali università italiane si hanno a disposizione alternative vegetali sul menù? Ecco la classifica degli istituti più virtuosi che stanno promuovendo un'alimentazione più etica e sostenibile
Nei menu universitari la carne è ancora onnipresente o quasi. In una mensa su due, infatti, non sono previsti secondi vegetali e solo il 20% delle strutture li propone un paio di volte a settimana. La situazione è più rosea per quanto riguarda i primi, dato che il 60% delle mense offre almeno un piatto vegano (mentre soltanto il 6% non ne prevede nemmeno uno alla settimana).
È questa la fotografia che viene fuori dal reort “Mense per il Clima – Ranking della ristorazione universitaria”, pubblicato oggi dall’associazione Essere Animali, che attraverso la sua iniziativa MenoPerPiù, sta incoraggiando atenei universitari e aziende a passare ad una alimentazione più sostenibile, nutriente e di qualità superiore. La pubblicazione del rapporto rientra all’interno della campagna Mense per il Clima, lanciata nel 2022 per spingere le università e gli enti per il diritto ad adeguare i loro menù per ridurre l’impatto ambientale.
La strada è ancora lunga e in salita, ma per fortuna alcune università si stanno impegnando concretamente per cambiare direzione e contribuire alla lotta alla crisi climatica.
Dove si trovano le mense universitarie più green
Su 58 menù analizzati, soltanto 12 mense rientrano a pieno nelle categorie più virtuose, da quanto emerge dal report. Ma quali università stanno dando il buon esempio? A livello regionale, in cima alla classifica troviamo la Toscana, che sta facendo maggiori sforzi.
Ecco la top 12:
- Pisa (campus Praticelli)
- Pisa (Le Piagge)
- Siena (Sant’Agata)
- Roma (Università Campus Bio-Medico)
- Polo di Sesto Fiorentino dell’Università di Firenze
- Cagliari
- Bolzano
- Siena (polo San Miniato)
- Bologna (Irnerio)
- Firenze (Calamandrei/Caponnetto),
- Trieste (San Giovanni/Portovecchio)
- Cosenza
Con un bacino di utenza di 2 milioni di persone tra studenti, docenti, personale di ricerca, tecnico e amministrativo, le mense universitarie possono davvero fare la differenza per ridurre l’impatto che il cibo che consumiamo ogni giorno ha sull’ambiente. – spiega Valentina Taglietti, Food Policy Specialist di Essere Animali – Quello che questo report dimostra è che una transizione della ristorazione collettiva universitaria in chiave vegetale non è solo conveniente ma anche possibile, come sta già succedendo in tutta Europa e ora anche in diverse realtà pioniere in Italia. Auspichiamo che questo report diventi uno strumento al servizio degli enti per il diritto allo studio e tutti gli attori coinvolti desiderosi di intraprendere la strada verso un cambiamento attento all’ambiente e alla salute di tutte e tutti», a
Inoltre, grazie al supporto del gruppo di ricerca Demetra, la ricerca calcolato l’impatto di una serie di piatti tipicamente serviti nelle mense universitarie. Ne è venuto fuori che le portate a base di carne sono quelle che emettono più gas nocivi per il clima. In pratica i costi ambientali di un secondo di carne o pesce sono tra le quattro e le 10 volte superiori a quelli di un secondo a base di legumi.
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Fonte: Essere Animali
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