Il cioccolato di Modica si stampa in 3D

La cioccolateria più antica della Sicilia e un'azienda sperimentano la prima stampante 3D per produrre cioccolato

Può un’antica tradizione sposarsi con la tecnologia più avanzata? Certo e accade a Ragusa, in Sicilia, dove una stampante 3D stamperà per la prima volta in Italia del cioccolato.

Un prototipo di stampante tridimensionale (ancora in fase sperimentale) avrà il compito di estrudere la pregiata cioccolata di Modica grazie a un’intesa sorta tra 3DiTAlY, la neonata azienda dedicata alla stampa 3D e ai nuovi hardware open-source, e l’Antica Dolceria Bonajuto, la cioccolateria più antica della Sicilia.

Ed è così che in questi giorni si è aperto a Ragusa il nuovo store 3DiTALY. Obiettivo è quello di stampare realmente il cioccolato utilizzando una stampante 3D desktop a deposizione di strati. Il progetto sarà reso possibile da un prototipo ottenuto modificando la stampante PowerWASP di WASP Project, in modo da poter usare come materia prima la cioccolata di Modica, al posto dei classici polimeri ABS o PLA, famosa in tutto il mondo per la sua consistenza fragrante e delicata.

ciocco 3d

È veramente emozionante pensare che una delle formulazioni più antiche del cioccolato che arrivò in Italia durante la dominazione spagnola nel XVI secolo ma le cui caratteristiche sono molto legate alle popolazioni precolombiane si sia dimostrato per composizione e consistenza uno dei più adatti ad una delle sperimentazioni più innovative in assoluto nel campo della stampa 3D e cioè quella legata al cibo“, dichiara titolare dell’azienda Bonajuto, Franco Ruta. “Molta attenzione è stata prestata alle temperature di lavorazione che sono una delle caratteristiche più importanti per mantenere la qualità del nostro prodotto. La Sicilia, troppo spesso tenuta in scarsa considerazione si arricchisce non solo di un nuovo punto di riferimento per la stampa 3D ma diviene un punto di riferimento per la ricerca tecnologica“.

Come si estrude la cioccolata tramite una stampante 3D? La pasta di cioccolato viene fusa ad una temperatura di circa 31 gradi. Successivamente viene versata in una normale siringa da pasticceria, lche viene poi applicata al braccio meccanico della stampante. Un motore stepper passo-passo applica una leggera pressione tramite un perno sulla sommità della siringa, in modo da permettere l’estrusione del filamento di cioccolata dal beccuccio sottostante. Spostando lentamente la siringa tramite il braccio meccanico sugli assi, la macchina in questo modo è in grado creare strato su strato delle piccole opere tridimensionali.

Opere sì, ma a che prezzo? A me sinceramente lascia perplessa l’uso della stampa 3D in cucina. Se può essere utile per riciclare abiti vecchi o per far gustare del cibo più consistente agli astronauti, ben venga. Ma una stampante 3D per un uso casalingo e culinario sfornerebbe, diciamoci la verità, piatti come la pizza dall’aspetto davvero poco invitante. Inoltre quanto costerebbe a una pasticceria, come in questo caso, produrre in serie pezzi e pezzi di cioccolato in termini di energia elettrica e di rifiuti che si accumulerebbero più velocemente?

È chiaro che l’intero processo produttivo così come il ciclo di vita delle materie prime e del prodotto finale andrebbero rivalutati. Ma tutto questo, probabilmente, avverrà – e soprattutto in un Paese come il nostro a forte tradizione enogastronomica – tra parecchi anni. Voi cosa ne pensate?

Germana Carillo

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