Il chinotto è un agrume del genere Citrus. Pare che si tratti di una mutazione dell’arancio amaro avvenuta nel tempo in modo naturale e che via via il chinotto sia diventato il frutto che oggi conosciamo.
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Il chinotto è un agrume del genere Citrus. Pare che si tratti di una mutazione dell’arancio amaro avvenuta nel tempo in modo naturale e che via via il chinotto sia diventato il frutto che oggi conosciamo.
Le piante da cui possiamo raccogliere il chinotto si riconoscono dai fiori bianchi raggruppati alle estremità dei rami. Spesso la pianta del chinotto viene coltivata in vaso come ornamentale ma i suoi frutti hanno certamente anche un interesse alimentare.
Il chinotto quando è maturo è un frutto di colore arancione piuttosto piccolo e schiacciato ai poli. Il succo del chinotto ha un succo amaro e acido. La maturazione del chinotto è molto lunga, pare che tra gli agrumi questo frutto abbia raggiunto un vero e proprio record e possa rimanere sui rami anche per due anni. La maturazione completa e la raccolta del chinotto avviene normalmente nel mese di giugno.
Storia del chinotto
Il nome del chinotto potrebbe essere legato all’ipotetico Paese d’origine di questo frutto, cioè la Cina. Le origini esatte del chinotto sono incerte, tra le ipotesi pare che questo frutto sia stato importato proprio dalla Cina la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento.
Non tutti però concordano sulle origini orientali del chinotto, infatti secondo alcuni ricercatori il chinotto sarebbe originario del Mediterraneo. Proprio nell’area mediterranea si sarebbe sviluppata naturalmente una modificazione dell’arancio amaro, permettendo così la nascita del frutto del chinotto.
Pare inoltre che non vi siano notizie sulla coltivazione del chinotto nei Paesi asiatici. Il chinotto per quanto riguarda le sue vere origine è dunque ancora un frutto avvolto da un alone di mistero.
È importante infine ricordare che le aree in cui il chinotto è presente in Europa sono davvero limitate e corrispondono all’Italia con riferimento a Calabria, Sicilia, Toscana e Liguria, e alla Costa Azzurra in Francia. Il chinotto di Savona è diventato un Presidio Slow Food.
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Proprietà e benefici del chinotto
Il chinotto è considerato un frutto ricco di proprietà benefiche. In particolare vengono esaltate le proprietà digestive del chinotto che sono legate al suo sapore amaro. Il chinotto proprio per questo motivo nel corso del tempo è stato utilizzato per preparare bevande aperitive o adatte a favorire la digestione.
Le proprietà del chinotto non riguardano soltanto il succo e la polpa del frutto ma anche la sua scorza e i suoi fiori da cui vengono ricavati degli estratti fitoterapici utili non solo per favorire la digestione ma anche per combattere e prevenire l’insonnia.
Il chinotto come tutti gli agrumi è un frutto ricco di vitamina C e pare che nell’Ottocento i marinari lo avessero scoperto e lo utilizzassero per proteggersi dallo scorbuto. Il sapore caratteristico del chinotto permette di utilizzare il suo succo per preparare delle bevande dalle proprietà rinfrescanti e dissetanti. Le bibite a base di chinotto devono contenere almeno il 12% del succo di questo frutto.
Usi del chinotto
I frutti del chinotto sono piccoli e amari. Vengono utilizzati tradizionalmente per preparare confetture, canditi e sciroppi. In passato i frutti del chinotto venivano utilizzati anche per realizzare delle bevande alcoliche aromatizzate che dall’Italia venivano vendute in altri Paesi europei.
Ancora oggi il succo di chinotto viene utilizzato per la preparazione di amari e di bevande digestive. In gran parte però i frutti del chinotto oggi come oggi vengono impiegati per la produzione dell’omonima bibita gassata.
In Liguria, in particolare a Savona, per tradizione si producono i chinotti canditi e i chinotti conservati nel maraschino. Durante le feste il chinotto a Savona viene offerto nel tradizionale bicchierino di liquore. Il chinotto viene anche utilizzato per confezionare prodotti di bellezza come saponi e profumi. Con le foglie secche di chinotto, infine, si prepara un infuso utile per favorire la digestione.
Marta Albè