Carne coltivata, un’alternativa alla crudeltà: come si ottiene e in quali Paesi si può consumare

Tutto quello che c'è da sapere sulla carne coltivata, considerata da molti il "cibo del futuro": come viene prodotta, che impatto ha sull'ambiente e dove è già possibile consumarla

Oltre ad essere fonte di crudeltà, la produzione di carne è una delle cause principali di inquinamento del Pianeta. Tantissime persone, però, non sono ancora pronte a rinunciare a questo alimento. Per offrire un’alternativa sostenibile ed etica numerosi imprenditori e scienziati stanno investendo energie e risorse nella carne coltivata o sintetica.

Ma come viene prodotta esattamente e quali sono i vantaggi in termini ambientali? E dove è possibile trovarla già in commercio? Scopriamo qualcosa di più su questa nuova frontiera dell’alimentazione.

Leggi anche: Carne sintetica: i più grandi bioreattori del mondo per la coltivazione “no-kill” saranno costruiti negli Stati Uniti

Carne coltivata: come viene prodotta

La cosiddetta “carne sintetica”, da non confondere con la fake meat (che si ottiene usando solo ingredienti vegetali) nasce in laboratorio. Il primo esperimento in questo settore è stato portato avanti dal professor Mark Post dell’Università di Maastricht, che ha coltivato il primo hamburger artificiale al mondo nel 2013. Il processo di produzione di questo alimento che non ha bisogno di macellazione si basa sulla ricerca nel campo della medicina rigenerativa.

Questa carne, il cui aspetto ricorda a tutti gli effetti quella che siamo abituati a mangiare, viene ottenuta in laboratorio attraverso la creazione di cellule staminali: è formata, quindi, da fibre muscolari, grasso e altre cellule animali, da cui vengono prelevati in modo non invasivo.

Questi tessuti vengono prelevati, infatti, attraverso una biopsia innocua per essere coltivate in un terreno di coltura (detto anche brodo) all’interno del quale crescono e si moltiplicano nell’ordine di trilioni di volte.

L’impatto ambientale della carne coltivata in laboratorio

Al di là del fatto di essere cruelty free, la carne ottenuta in laboratorio presenta una serie di vantaggi a livello ambientale. Innanzitutto per produrla non sono necessari gli allevamenti intensivi, che rientrano fra i maggiori responsabili dell’inquinamento da gas serra. Riducendo lo sfruttamento di bestiame, si riduce di conseguenza quello del suolo, utilizzato per coltivare soia e mangimi.

I benefici riguardano anche l’utilizzo di un’altra risorsa preziosa, ovvero l’acqua, come confermato dauno studio scientifico di qualche anno fa, dal titolo “Environmental Impacts of Cultured Meat Production”.

I risultati hanno mostrato che la produzione di 1000 kg di carne coltivata richiede 26–33 GJ di energia, 367–521 m3 di acqua, 190–230 m2 di terra ed emette 1900–2240 kg di CO. Rispetto alla carne europea prodotta in modo convenzionale, la carne coltivata comporta un consumo energetico inferiore di circa il 7–45% , emissioni di gas serra inferiori del 78–96%, uso del suolo inferiore del 99% e taglia il consumo di acqua fra l’82–96%, in base al prodotto. 

Tuttavia, al momento la comunità degli scienziati non concorda ancora in maniera unanime sul livello di sostenibilità ambientale della carne sintetica. Mancano ancora degli studi aggiornati sulle conseguenze della produzione di questo alimento del futuro.

A tal proposito la ricercatrice Alexandra Sexton dell’Università di Sheffield, che si occupa di sicurezza alimentare, ha sottolineato:

“Non sappiamo davvero quale sarà l’impatto ambientale quando tali tecnologie saranno prodotte su vasta scala”. Secondo l’esperta, infatti, senza una decarbonizzazione parallela allo sviluppo della carne sintetica, “qualsiasi potenziale beneficio climatico che questa tecnologia è in grado di apportare sarebbe significativamente ridimensionato”.

“Per un’impronta di carbonio inferiore rispetto alle carni convenzionali, è fondamentale che nella sua produzione vengano utilizzate fonti di energia rinnovabile, anche durante la di approvvigionamento, soprattutto per la produzione di nutrienti e altri ingredienti necessari per la coltivazione in laboratorio” evidenzia un team di ricercatori che ha condotto uno studio – pubblicato lo scorso anno – sulla carne sintetica.

Al momento il principale ostacolo per questa tecnologia è rappresentato dai costi di produzione, ancora parecchio alti.

Dove si trova già in commercio la carne sintetica?

Tante persone ammettono di essere curiose di provare la carne sintetica, ma dove si può acquistare? Il primo Paese ad approvare la vendita di questo alimento è stato Singapore alla fine del 2020, quando ha dato il via libera alle pepite di pollo create in laboratorio, lanciate sul mercato dalla start up Eat Just. Si tratta dell’unica nazione in cui ai cittadini è stata concessa la possibilità di consumare la carne sintetica.

Nel frattempo, però, diverse aziende in tutto il mondo stanno investendo in questo business. Fra queste spiccano la statunitense Good Meat, che ha annunciato la costruzione dei più grandi bioreattori del mondo per la produzione di carne coltivata, che verrà poi venduta nei negozi e nei ristoranti, e start-up israeliana Future Meat Technologies.

Negli Stati Uniti, un’altra società – la Bond Pet Foods – sta lavorando alla produzione di carne sintetica per realizzare snack e croccantini per cani e gatti.

Sicuramente questo alimento cruelty free rappresenta una valida alternativa più etica alla carne ricavata dalla macellazione, ma non basterà per salvare il mondo dalla piaga dell’inquinamento.

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