Senza carne bovina, 4 miliardi di persone in più avrebbero cibo a sufficienza

Se gli Stati Uniti azzerassero l'allevamento dei bovini e il consumo di carne, essi sarebbero in grado di nutrire tre volte tanto il numero di persone che riescono a sfamare oggi. Che il consumo di carne non sia un grande affare per la salute umana e quella del pianeta, lo si sapeva da tempo. Ma un nuovo studio condotto dalla University of Minnesota ha messo in luce che mangiare la carne comporta un enorme spreco di risorse

Carne bovina: uno spreco di calorie. Se gli Stati Uniti azzerassero l’allevamento dei bovini e il consumo di carne, essi sarebbero in grado di nutrire tre volte tanto il numero di persone che riescono a sfamare oggi. Che il consumo di carne non sia un grande affare per la salute umana e quella del pianeta, lo si sapeva da tempo. Ma un nuovo studio condotto dalla University of Minnesota ha messo in luce che mangiare la carne comporta un enorme spreco di risorse.

Ma non solo. La ricerca ha messo nero su bianco il fatto che le calorie assunte da una persona che si nutre di carne bovina rappresentano appena il 10 per cento di quelle acquisite dall’animale dai prodotti agricoli. In questo passaggio dunque si disperde il 41 per cento delle calorie.

I ricercatori hanno ipotizzato che gli esseri umani hanno bisogno in media di 2.700 calorie al giorno. Stando a queste cifre, è emerso che solo il 12 per cento delle calorie vegetali utilizzate per l’alimentazione animale si trasforma nelle calorie consumate dagli esseri umani. Allo stesso modo, solo il 55 per cento delle calorie delle colture in tutto il mondo alimentano direttamente le persone. Considerando solo gli Stati Uniti, l’agricoltura potrebbe sfamare un ulteriore miliardo di persone, spostando le calorie delle colture per il consumo umano diretto.

Le terre coltivate di tutto il mondo, da sole, potrebbero sfamare 4 miliardi di persone in più quanto non facciano ora. Basterebbe solo sostituire alla produzione di mangimi e biocarburanti per gli animali, esclusivamente quella destinata al consumo umano. Anche un piccolo, parziale spostamento delle colture intensive destinate al bestiame come il foraggio potrebbe aumentare l’efficienza agricola e fornire cibo per milioni di persone.

Il team di ricerca ha esaminato l’allocazione delle calorie in quattro paesi chiave, India, Cina, Brasile e Stati Uniti, scoprendo che mentre l’India destina il 90 per cento delle calorie all’alimentazione umana, gli altri tre ne destinano rispettivamente il 58, il 45 e il 27 per cento.

Lo studio non ha considerato solo le calorie ma anche le proteine, ottenendo risultati simili. Ad esempio, di tutte le proteine vegetali prodotte, solo il 49 per cento fa parte delle diete umane.

Cambiare abitudini cosa comporterebbe? Secondo i ricercatori, ad oggi un completo cambiamento delle diete a livello globale che elimini del tutto la carne non è fattibile, ma anche un parziale cambiamento potrebbe apportare dei benefici non da poco. Evitando i bovini e preferendo pollo e maiale, si potrebbero alimentare altre 357 milioni di persone, e il passaggio ad una alimentazione priva di carne ma con uova e latte potrebbe sostenere altre 815 milioni di persone.

L’uomo potrebbe dunque completamente soddisfare il fabbisogno proteico con diete a base vegetale, ma modificando in parte i sistemi di coltura ad esempio con una maggiore produzione di legumi ricchi di proteine.

Abbiamo in sostanza scoperto una sorprendente abbondanza di cibo per un mondo affamato, nascosto in bella vista nei terreni agricoli che già coltiviamo“, ha detto Emily Cassidy, autore principale del documento. “A seconda della misura in cui gli agricoltori e i consumatori sono disposti a cambiare le pratiche attuali, le coltivazioni esistenti potrebbero sfamare milioni o addirittura miliardi di persone.”

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Iop Science Environmental Research Letters.

Francesca Mancuso

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