Perché dovresti prendere gli asparagi anche se sono storti e “bruttini”

Saranno anche brutti (e per questo più economici) ma non vuol dire che gli asparagi storti o bruttini non siano buoni e salutari - anche più di quelli che si vendono al supermercato, avvolti nella plastica

Siamo stati abituati, in questi ultimi anni, a comprare sempre frutta e verdura dall’aspetto impeccabile – mele rosse e gonfie, fragole tutte della stessa forma, melanzane e peperoni esageratamente grandi e lucidi – poco importa poi se il sapore naturale venga meno: si tratta di ortaggi e frutti coltivati in serra, spesso provenienti dall’estero, trattati con pesticidi e additivi chimici che fanno tutt’altro che bene alla nostra salute.

Ecco perché, quando ci imbattiamo in un’arancia un po’ più piccola o in una patata bitorzoluta, storciamo il naso e preferiamo non comprare: sembra quasi che ci importi più l’aspetto esteriore che non il gusto (o l’effettiva qualità) di ciò che mettiamo nel piatto. E invece molto spesso dietro un aspetto non troppo invitante si nasconde un prodotto di ottima qualità che paradossalmente, proprio perché meno “avvenente” costa anche di meno.

È il caso degli asparagi, l’ortaggio più caratteristico di queste settimane. Quelli che non sono sufficientemente lunghi, spessi e turgidi non rientrano nella categoria dei più venduti e spesso non sono affatto presenti al supermercato – ma li possiamo trovare sui banchi dei mercati settimanali o acquistare direttamente da un agricoltore locale, se abbiamo la fortuna di conoscerne uno.

Avranno certamente qualche difettuccio nell’aspetto esteriore, ma la loro qualità non è inferiore a quelli che troviamo al supermercato – troppo spesso, purtroppo, affogati in un mare di plastica. E non dobbiamo preoccuparci se sono storti o piegati da crudi, perché torneranno belli dritti con la cottura: le fibre contenute all’interno dell’ortaggio, a contatto con il calore, si rilassano per poi tornare turgide – qualunque sia il tipo di cottura applicata.

Possiamo poi scegliere di fare una “cernita domestica”, ovvero di destinare gli asparagi di diverse dimensioni e spessori a diversi utilizzi, in modo da sfruttarli al meglio – come facevano un tempo le nostre nonne, che usavano gli asparagi piccoli e sottili per le zuppe, quelli più turgidi e spessi come contorno, le teste per arricchire un’insalata e così via.

Insomma, comprare asparagi più “brutti” o irregolari conviene sia dal punto di vista economico (può tradursi in un risparmio anche di quattro euro al chilo rispetto a quelli venduti al supermercato), che dal punto di vista ambientale, poiché contribuisce alla riduzione dello spreco alimentare, una piaga dai numeri purtroppo ancora elevati.

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