Bambini e alimentazione vegetale: la mensa scolastica

Il nuovo libro di Nicla Signorelli, Veg Junior (Edizioni Il Punto d'Incontro, 2015) tratta in maniera pratica tutti gli aspetti dell'alimentazione vegetale e integrale nei bambini.

Cosa mangerà il nostro bambino a scuola? Per le famiglie che hanno scelto di seguire una dieta vegetale e integrale, questo è solo uno dei tanti quesiti. Avranno un adeguato pasto sostitutivo alla mensa scolastica?

Parte proprio da questi interrogativi il nuovo libro di Nicla Signorelli, Veg Junior (Edizioni Il Punto d’Incontro, 2015), che tratta in maniera pratica tutti gli aspetti dell’alimentazione vegetale e integrale nei bambini.

La scrittrice evidenzia come in Italia l’argomento mensa e salute alimentare stia diventando di interesse comune soprattutto perché, è proprio a scuola che si fanno spuntino, pranzo e merenda. Il 50% circa del fabbisogno energetico giornaliero lo si acquisisce, dunque, dall’alimentazione che si fa lontani da casa.

La preoccupazione di ogni genitore diventa allora quella di sapere sempre cosa sia meglio per il proprio figlio. Scegliere di essere l’unico ragazzino in mensa a mangiare in modo differente non è così immediato o almeno non sempre lo è e non a ogni età. Essere additato e osservato come “diverso” può dare più o meno fastidio a seconda della sensibilità del bambino. Una sensibilità che non può essere ignorata qualora l’obiettivo del genitore sia crescere un ragazzo sereno ed equilibrato.

In Veg junior, Signorelli spiega perché il rigore e l’integralismo non aiutano il bambino a vivere con serenità la scelta di un’alimentazione vegetale e integrale. Un bambino ha tutto il diritto di essere e rimanere un bambino. Se dunque si è scelto di seguire in famiglia quest’alimentazione, i benefici che ne derivano non dovrebbero essere minati da atteggiamenti eccessivamente intransigenti che compromettono il benessere emotivo del bambino.

Ecco quindi che un‘impostazione quotidiana e bilanciata, seguita ogni tanto da alcune trasgressioni psicologicamente salutari (se richieste), aiuta a capire che non succede proprio nulla all’organismo se ogni tanto si esce dal seminato.

Il libro fornisce poi un valido aiuto per affrontare tutto l’iter burocratico per richiedere un menù senza prodotti di origine animale.

La normativa italiana vigente è ancora poco chiara rispetto ad altri paesi europei e le condizioni variano da Comune a Comune. A livello nazionale, il Ministero della Salute ha emanato delle “linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” nelle quali si prevede la possibilità per i genitori di richiedere menù alternativi per esigenze etico-religiose o culturali, con la sola autocertificazione e senza necessità di certificato medico.

Trattandosi di linee guida, ogni Comune le recepisce apportandovi eventuali modifiche, pertanto è possibile che alcune amministrazioni locali possano inserire la richiesta del certificato medico o semplicemente facciano sparire la parola “etico” lasciando solo la possibilità di menù alternativi per motivi religiosi.

Molti Comuni integrano nel modulo di iscrizione, l’opzione per la richiesta di menù alternativi in tal caso va evidenziata ed esplicitata per esteso la lista degli alimenti che si vuole escludere e quindi fissare successivamente un colloquio con la dietista.

L’eventuale richiesta del certificato medico da parte del Comune non deve spaventare: è una formalità che il Comune richiede per tutelarsi. Il certificato, è bene ricordarlo, non serve per sostenere che il bambino “non può mangiare” cibi animali, cosa non vera, bensì solo per attestare che la famiglia ha scelto quest’alimentazione e che il bambino è sano e seguito nella crescita da un pediatra di famiglia.

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