Dopo la carne, ecco il rivoluzionario caffè coltivato in laboratorio che riduce gli sprechi d’acqua del 98%

La disponibilità di caffè è sempre più minacciata dalla crisi climatica. Per rispondere a questa sfida e ridurre l'impatto ambientale legato alla sua produzione, una startup sta commercializzando un innovativo tipo di caffè "coltivato" in bioreattori, che non ha bisogno di suolo né di grandi quantità d'acqua

Dietro le tazzine di caffè fumante che beviamo ogni giorno si nascondono pratiche tutt’altro che sostenibili: deforestazione, erosione del suolo, un elevato consumo di acqua e, non di rado, sfruttamento dei lavoratori nelle piantagioni. C’è chi, però, si sta impegnando per offrire un prodotto a basso impatto ambientale, che potrebbe rivoluzionare l’industria del tradizionale caffè.

Dopo la carne coltivata, contro cui il nostro Governo sta conducendo una vera e propria crociata, ha fatto il suo debutto sul mercato (a fine gennaio) un caffè di altà qualità proveniente da agricoltura cellulare basata sulla stampa 3D. Ad annunciare questa svolta la startup israeliana biotecnologica PluriAgtech, che utilizza dei bioreattori in cui vengono ricreati gli ambienti adatti alla crescita cellulare.

Come chiarito dalla società, per portare a termine il processo non c’è bisogno dell’intera pianta di caffè; sono sufficienti le foglie.

caffè a base cellulare

@PluriAgtech

La tecnologia delle colture cellulari vegetali non solo consente la produzione di sostanze bioattive vegetali in un ambiente agricolo più affidabile e controllato, ma offre un percorso verso pratiche agricole economicamente competitive e rispettose dell’ambiente. – spiega l’azienda – Ciò segna un passo significativo verso un futuro più verde e affidabile per l’agricoltura.

Il caffè coltivato in laboratorio come soluzione alle sfide ambientali

Il vantaggio principale consiste nella riduzione degli sprechi d’acqua per coltivare il caffè: si stima, infatti, che per quello prodotto nei bioreattori il consumo idrico si riduca addirittura del 98%. Inoltre, la sa produzione non richiede sfruttamento di suolo e persone impegnate nelle piantagioni. Metodi come questo potrebbero quindi essere una soluzione alle sfide ambientali, che saranno sempre più urgenti nel futuro prossimo.

Il caffè rientra fra gli alimenti più minacciati in assoluto dai cambiamenti climatici. A causa del riscaldamento globale, rischiamo di dover dire addio alla metà delle coltivazioni di caffè Arabica entro il 2050, come evidenziato da uno studio pubblicato su Plos One, che mette in guardia anche sul calo di produzione di anacardi e avocado.

Negli ultimi anni varie società si sono attivate per correre ai ripari e offrire prodotti più sostenibile, ricorrendo alle innovazioni tecnologiche. Un paio di anni fa un team di scienziati del VTT Technical Research Center of Finland ha presentato il caffè coltivato in laboratorio, ma per il momento – al contrario di quello già disponibile sul mercato israeliano – non si trova in commercio.

Al di là del processo produttivo, su cui tanti consumatori (così come per la carne coltivata) hanno ancora parecchie remore, bisogna considerare la questione del gusto, che potrebbe essere deludente per chi è abituato con quello tradizionale. Se queste alternative più sostenibili dovessero arrivare nel nostro Paese, potrebbero rivelarsi un flop. Gli italiani, si sa, sono parecchio esigenti quando si parla di caffè.

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Fonte: PluriAgtech

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