Per qualcuno, rinunciare ai prodotti di origine animale è un sacrificio troppo grande: vi suggeriamo alcune strategie per ridurre l'impatto ambientale della vostra dieta senza diventare vegani
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L’industria alimentare è seconda solo al settore dell’energia per quantità di emissioni inquinanti. Questo vuol dire che ogni scelta alimentare che facciamo, ogni volta che andiamo a fare la spesa o che mettiamo qualcosa a tavola, stiamo contribuendo a inquinare il Pianeta in maniera molto significativa.
Oltre alle emissioni di gas serra, la produzione di cibo è legata anche al consumo eccessivo di risorse naturali come acqua e suolo che vengono utilizzati per produrre ciò che mangiamo.
Per ogni chilogrammo di prodotto finito, i prodotti di origine animale hanno di solito una impronta idrica di gran lunga superiore rispetto a quelli di origine vegetale. Lo stesso vale se guardiamo al contributo proteico delle due categorie di cibo: l’impronta idrica per grammo di proteine animali è fino a sei volte più pesante rispetto a quella delle proteine vegetali (legumi).
Considerate che, per produrre un chilo di carne bovina, occorrono ben 15.400 litri d’acqua. Per produrre un chilo di zucca, invece, occorrono “solo” 350 litri di acqua.
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Numerosi studi hanno dimostrato che l’alimentazione fatta con soli prodotti di origine vegetale, oltre a essere più salutare per il nostro organismo, è anche lo stile alimentare meno impattante sul Pianeta.
Le opzioni vegetariane e vegane sono sempre più diffuse nei ristoranti e supermercati, grazie alla consapevolezza dei loro benefici per salute e ambiente. Tuttavia, molte persone sono ancora restie ad abbandonare carne, pesce e altri derivati animali per sostituirli con alternative plant-based.
Se anche voi siete di questa opinione ma volete comunque fare la vostra parte nel ridurre l’impronta carbonica connessa all’alimentazione, ecco alcune strategie che potete mettere in pratica senza rinunciare al consumo di carne e che possono fare la differenza nel lungo periodo.
Leggi l’etichetta
Parliamo spesso di articoli dell’importanza della lettura attenta delle etichette dei prodotti alimentari poiché solo leggendo le etichette il consumatore è davvero consapevole di ciò che sta acquistando e evita così brutte sorprese.
Leggere le etichette ci permette di comprendere quali sono gli ingredienti presenti nell’alimento che stiamo acquistando, qual è la loro provenienza, qual è l’apporto nutrizionale del prodotto. Se vogliamo ridurre il nostro impatto ambientale dobbiamo fare attenzione a due cose:
- il numero degli ingredienti presenti: più lunga è la lista degli ingredienti di un prodotto, più questo ha subito processi industriali, e il suo impatto ambientale è maggiore. Cerchiamo quindi di comprare prodotti la cui lista degli ingredienti è molto breve;
- la provenienza: acquistando prodotti locali ridurremo l’impronta carbonica legata al loro trasporto; al contrario, comprare un alimento che viene da molto lontano (magari dall’estero) renderà questo prodotto molto più impattante sull’ambiente.
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Compra sfuso
Non solo la natura e l’origine dei cibi che portiamo a tavola, ma anche l’imballaggio ha un peso sull’impronta carbonica di ciò che mangiamo.
Confezioni di plastica monouso, pellicola trasparente, doppia confezione (come quella degli yogurt, che oltre al vasetto di plastica sono imballati nel cartone), rappresentano uno spreco di materiali, molto spesso non riciclabili, che finiscono nelle discariche o dispersi nell’ambiente.
La plastica, in particolare, rappresenta una minaccia molto importante per la vita degli animali. Dispersa nell’ambiente, essa non si decompone ma si degrada, rilasciando piccole particelle chiamate microplastiche che finiscono nell’aria, nell’acqua, nel terreno e vengono ingerite dagli animali, finendo poi anche nella nostra catena alimentare.
Moltissimi negozi offrono la possibilità di comprare sfusi prodotti come pasta, legumi, cereali, biscotti, frutta e ortaggi. Se possibile, muniamoci di sacchetti di tessuto lavabili e riutilizzabili prima di andare a fare la spesa e utilizziamoli per sostituire le confezioni usa e getta.
Fai un menù settimanale
Lo spreco del cibo rappresenta una voce importantissima sulla nostra impronta carbonica: oltre al dispendio delle risorse necessarie a produrre gli alimenti, si aggiunge anche il fatto che questi non vengono consumati ma si trasformano in un rifiuto.
Pianificare all’inizio della settimana quali saranno i pasti che comporranno da consumare nelle nostre giornate è un ottimo modo per ridurre lo spreco alimentare nella nostra casa.
Stabiliamo poche semplici regole che possono guidarci nella stesura di un menù settimanale. Potremmo immaginare di consumare carne una volta alla settimana, legumi tre volte alla settimana, cereali due volte alla settimana e così via.
Qualunque sia il nostro menu settimanale cerchiamo di rispettarlo mettendo nel carrello della spesa soltanto ciò che ci serve per la settimana e preparando già in anticipo le porzioni di cibo che consumeremo nei giorni successivi.
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Evita il fast food
L’industria del fast food rappresenta uno dei principali motori di inquinamento legati all’industria alimentare: materie prime di origine animale, cibi ultra-processati provenienti da molto lontano e conservati a lungo, troppe confezioni monouso che vengono poi gettate nella spazzatura.
Quindi, rinunciamo alle nostre visite al fast food (anche la nostra salute, oltre all’ambiente, ci ringrazierà!). Se proprio vogliamo andare a mangiare fuori, optiamo per una trattoria a conduzione familiare – certamente meno inquinante.
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Varia il più possibile (segui la stagionalità)
La Natura ci mette a disposizione una varietà infinita di prodotti alimentari con cui colorare i nostri piatti e soddisfare il nostro palato.
Non limitiamoci a comprare sempre le stesse cose, ma cerchiamo di variare la nostra alimentazione il più possibile – magari introducendo sempre più verdure e frutta, e alleggerendo così il nostro consumo di prodotti di origine animale.
Ricordiamo, inoltre, di seguire la stagionalità dei prodotti vegetali: comprare frutta e ortaggi fuori stagione, provenienti da serre o da Paesi molto lontani, contribuisce a peggiorare aumentare la nostra impronta carbonica.
Una melanzana in vendita a dicembre è stata prodotta in una serra magari in Spagna o in Marocco: il suo consumo provoca emissioni inquinanti legate alla produzione in serra e al trasporto su strada per molti chilometri prima di arrivare nel nostro supermercato sotto casa.
Al contrario acquistare la stessa melanzana nel periodo estivo, magari dal contadino che vive nella nostra stessa regione, ci permetterà di alleggerire il carico di emissioni inquinanti legate al consumo di questo alimento.
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