I cibi processati, tanto dannosi eppure tanto consumati, innescano nel nostro cervello meccanismi di dipendenza simili a quelli del tabacco: non sorprende, quindi, sperimentare i sintomi di una "crisi da astinenza" nel momento in cui si interrompe il consumo di questi alimenti
È ormai noto che i cibi processati (junk food, merendine, bibite gassate, insaccati, sughi pronti, snack dolci e salati, creme spalmabili…) rappresentino una seria minaccia per la nostra salute.
Tuttavia, nonostante la loro evidente pericolosità, questi prodotti continuano a essere venduti nei supermercati e nei fast food, e sono i più consumati dalla maggior parte delle persone.
Perché accade questo? Come vi abbiamo spiegato, gli alimenti processati innescano nel nostro cervello meccanismi simili a quelli provocati da tabacco, alcool e droghe, generando una vera e propria dipendenza difficile da controllare.
E infatti coloro che, per motivi di salute o per restrizioni alimentari, smettono all’improvviso di mangiare alimenti processati dopo un lungo periodo di consumo manifestano sintomi simili a quelli di una crisi da astinenza da nicotina o marijuana.
Insomma, non si tratta di una dipendenza psicologica dal “cibo spazzatura”, bensì di una dipendenza fisica e patologica, che è stata ribattezzata junk food addiction.
I cibi processati – ricchi di grassi, sale, zuccheri, carboidrati raffinati – sono estremamente efficaci nell’attivare i nostri sistemi di ricompensa, e ciò ci spinge a consumarli ancora e ancora in dosi sempre maggiori, al punto che non riusciamo più a fermarci.
Quindi, se da un giorno all’altro eliminiamo dalla nostra alimentazione patatine, dolciumi, crackers, maionese, bevande zuccherate eccetera, noteremo subito il manifestarsi di una vasta gamma di sintomi fisici e psicologici assimilabile a una crisi da astinenza.
Chi si è trovato a voler smettere di fumare, certamente li riconoscerà: ansia, irritabilità, mal di testa, nausea, spossatezza, insonnia, ma soprattutto craving – ovvero quel fortissimo e incontrollabile desiderio di ottenere il prodotto dal quale stiamo provando ad allontanarci, cioè il junk food.
Questi sintomi raggiungono il picco due/cinque giorni dopo aver smesso di assumere cibi processati, e possono essere misurati in maniera puntuale attraverso lo Highly Processed Food Withdrawal Scale (ProWS).
Si tratta di uno strumento di valutazione dei sintomi sviluppato sulla scorta di due test messi a punto per misurare la dipendenza da nicotina e marijuana, a cui la dipendenza da cibo spazzatura viene accostata.
Il test è composto da 29 affermazioni concernenti il tono dell’umore, la capacità di concentrarsi, il desiderio di cibo, la qualità del sonno, che vengono valutate dal paziente su una scala cha va da 0 (fortemente in disaccordo) a 4 (fortemente d’accordo).
I punteggi assegnati a ogni frase vengono poi sommati per ottenere un unico punteggio totale che riflette in maniera comprensiva la gravità dei sintomi correlati all’astinenza da junk food.
La validità del questionario è stata messa alla prova con la somministrazione a un gruppo di a 231 adulti che riportavano di essersi imposti di cessare il consumo di cibo spazzatura entro i dodici mesi precedenti l’indagine.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che una sindrome da astinenza da junk food esiste davvero e presenta sintomi fisici chiari e inequivocabili.
Questo dovrebbe farci riflettere sulle nostre responsabilità come consumatori e sulle scelte che possiamo compiere ogni giorno per migliorare la nostra alimentazione e, più in generale, il nostro stile di vita.
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Fonte: Appetite
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