Gli scarti provenienti dalla filiera di lavorazione del finocchio si trasformano in una fonte di preziosi elementi nutritivi
Gli scarti provenienti dalla filiera di lavorazione del finocchio possono trasformarsi in una fonte di preziosi elementi nutritivi da essere utilizzati per la preparazione di integratori alimentari. Il percorso verso la sostenibilità passa anche da qui.
Cresce sempre più l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, la riduzione degli sprechi e un uso consapevole delle risorse naturali – soprattutto da parte dei più giovani. Si punta sempre più a un’economia cosiddetta circolare in sostituzione del sistema lineare take-make-dispose – ovvero prendi-usa-getta, che non contempla attività di riciclo o recupero dei materiali. Il sistema circolare, invece, punta a ridurre al minimo l’utilizzo di nuove risorse, valorizzando il recupero degli scarti e dei materiali usati, dando nuova vita a prodotti che fino a pochi anni fa avrebbero popolato le discariche.
Si sta cercando di introdurre anche nell’agricoltura una sorta di sistema circolare fatto di coltivazioni sostenibili, utilizzo minimo di risorse non rinnovabili, sviluppo armonico ed equilibrato nel rispetto dell’ecosistema. In questa direzione si sta muovendo il gruppo di ricerca di Chimica degli Alimenti del Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II, coordinato dal professore Alberto Ritieni, in un progetto volto a favorire l’utilizzo dei sottoprodotti della filiera del finocchio. Il progetto, finanziato dalla Regione Campania, si chiama simbolicamente FENNEL (che in inglese vuol dire appunto finocchio) – acronimo che ne riassume efficacemente la mission: favorire l’utilizzo degli scarti del finocchio ai fini della bioeconomia utile allo sviluppo delle imprese agricole.
Quella del finocchio è una coltura particolarmente dispendiosa e poco green: il 60% della biomassa raccolta, infatti, rappresenta uno scarto – si tratta di bel più della metà di ciò che viene prodotto. Sorprendentemente però parte di questi scarti può essere considerata come un valore aggiunto da utilizzare nelle aziende nutraceutiche o alimentari e venire utilizzata per la preparazione di integratori.
Negli scarti della filiera produttiva del finocchio (Foeniculum vulgare Mill) si sono identificati vari polifenoli, fra i quali quercetina, luteolina o epicatechina, notoriamente gastroresistenti. Sono stati quindi condotti esperimenti in un processo digestivo simulato comparando due formulazioni nutraceutiche, la prima non-gastroresistente e la seconda gastroresistente, preparate con gli scarti del finocchio. Si è osservato come le molecole nutraceutiche derivanti da questi scarti, opportunamente veicolate sotto forma di capsule gastroresistenti capaci di raggiungere l’area del colon, possano efficacemente essere assorbite e trasferite a livello di flusso ematico. Da uno scarto una preziosa risorsa per la nostra salute.
Fonte: Università Federico II
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