Questi 4 integratori per il colesterolo non si “sciolgono” nei tempi corretti e possono essere mal assorbiti

Un nuovo test del Salvagente su 15 integratori per il colesterolo a base di riso rosso fermentato evidenzia che 4 prodotti non hanno superato la prova di disaggregazione, un test che mostra se la compressa o capsula si "scioglie" correttamente nel tempo stabilito

Tra i vari test a cui Fabiana Quaglia, docente dell’Università Federico II di Napoli per conto del Salvagente, ha sottoposto gli integratori per il colesterolo a base di riso rosso fermentato, vi è quello della disaggregazione. Si tratta una prova obbligatoria solo per i farmaci e non per gli integratori ma che comunque si rivela molto importante anche per valutare l’efficacia di questi prodotti.

La prova della disaggregazione infatti, come si può intuire già dal nome, serve a verificare se l’integratore si disgrega correttamente (entro 15-30 minuti a seconda del tipo di compressa) e l’organismo può quindi assorbirlo in maniera efficace. Non c’è certezza però che, se questo non avviene in maniera precisa, il principio attivo non verrà assorbito. Ma comunque, se esiste una non conformità c’è anche il rischio di un assorbimento rallentato.

Dei 15 integratori, quelli che non hanno superato la prova di disaggregazione sono:

  • Compresse Matt divisione Pharma “Fitosteroli e riso rosso colesterolo”
  • Pharm Extracta “Berberol K”
  • Guidotti “LevelipDuo”
  • Cisbani Pharma “Farma Colest”

Quale può essere il problema nello specifico dato che si tratta di integratori per il colesterolo? Come scrive Il Salvagente:

4 su 15 non si “sciolgono” nei tempi previsti dalla farmacopea europea, con un ostacolo all’assorbimento del principio attivo, la monacolina k, una vera e propria “statina” naturale.

In seguito ai risultati del test, e addirittura prima della sua pubblicazione, Guidotti del gruppo Menarini ha confermato con alcuni controlli interni quanto scoperto dal Salvagente e ha poi richiamato 7 lotti del suo prodotto, il LevelipDuo. Ne avevamo già parlato in un precedente articolo: Ritirati questi noti integratori alimentari anti-colesterolo, marca e lotti

Ma il test segnala anche altre criticità di questi integratori, ad esempio la concentrazione di monacolina K che in alcuni casi era diversa da quella dichiarata dai produttori. In particolare in tre casi lo scarto era molto alto (tra il 14% e il 24% tra il dichiarato e il rilevato), come scrive la rivista:

La monacolina k è la “statina” naturale prodotta dalla fermentazione del riso rosso e che dovrebbe contribuire a tenere sotto controllo il colesterolo nel sangue. In base alla normativa attuale non può superare i 10 mg per dose: considerando anche il margine di incertezza analitica, tutti i prodotti testati sono conformi. Confrontando però la concentrazione dichiarata con quella effettiva abbiamo riscontrato degli scostamenti significativi in tre casi. A breve per legge la concentrazione di monacolina negli integratori alimentari dovrà rispettare un nuovo – più basso – limite, pari a 3 mg per dose. Questo perché le reazioni avverse osservate sono state tali che le autorità sanitarie europee hanno giudicato necessaria una forte limitazione del principio attivo.

Segnalati anche alcuni ingredienti “sgraditi” usati nelle formulazioni. Tra questi non poteva mancare il biossido di titanio che l’Efsa ha dichiarato non sicuro come additivo alimentare e ha bandito dall’Ue (ma rimane nei farmaci). Leggi anche: Biossido di titanio addio! L’UE vieta ufficialmente l’additivo E171 da dolci, salse e integratori: è genotossico!

Altri ingredienti trovati sono:

  • biossido di silicio (antiagglomerante)
  • carbossimetilcellulosa (l’addensante E466)
  • Idrossipropilmetilcellulosa (stabilizzante)
  • Carrigenina
  • Fosfati di calcio
  • Olio di cocco, grasso vegetale segnalato in quanto ricco di grassi saturi

La presa di posizione del ministero della Salute

I risultati del test del Salvagente in merito alla prova di disaggregazione sono stati presi molto seriamente anche dal ministero della Salute che ha diramato una circolare in cui si legge che:

Pur consapevoli che il test di disaggregazione presente nella Farmacopea europea è applicabile al campo farmaceutico e non a quello alimentare, si ritiene che la capacità delle compresse di disaggregarsi debba essere monitorata dagli operatori per garantire il consumatore e tutelarne anche la sicurezza.

Fonte: Il Salvagente

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