I probiotici potrebbero rivelarsi un’ulteriore terapia per le persone affette da morbo di Parkinson, per i loro effetti sull'intestino
Integratori probiotici potrebbero rivelarsi un’ulteriore terapia accessoria per le persone affette da morbo di Parkinson, i sui effetti sull’intestino (nausea, vomito, stipsi o diarrea) possono precedere anche di anni i sintomi motori.
Cambiamenti nella popolazione microbica intestinale possono accompagnare sintomi quali diarrea, vomito, nausea o stipsi, influenzando negativamente la salute generale di una persona, ma anche la capacità dell’organismo di assorbire e metabolizzare medicinali. Oltre a questo, tali cambiamenti a livello intestinale associati con il morbo di Parkinson possono riflettere processi che peggiorano altri sintomi del disturbo: gli studi hanno suggerito che l’infiammazione a livello intestinale può provocare una mancata assimilazione e una conseguente agglomerazione della proteina alfa-sinucleina nelle pareti del colon e nelle cellule del sistema immunitario locale.
L’aggregazione di questa proteina causa inoltre la perdita di cellule cerebrali che producono la dopamina – il sintomo principale del Parkinson. I depositi di questa proteina possono viaggiare dall’intestino fino al cervello attraverso il cosiddetto nervo vago (uno dei nervi più lunghi del nostro corpo e parte del sistema nervoso enterico, che governa proprio la funzionalità del tratto intestinale).
(Leggi anche: Probiotici: l’inaspettato effetto benefico per i polmoni scoperto da un nuovo studio)
Un team internazionale di scienziati provenienti da Belgio e Regno Unito ha condotto uno studio preclinico per determinare se un certo tipo di supplemento probiotico possa alterare il microbioma intestinale nei pazienti affetti da Parkinson, e se i probiotici possono migliorare altri indicatori della salute dell’intestino fra questi pazienti. A causa delle complicazioni derivanti dal condurre esperimenti direttamente nell’intestino delle persone, i ricercatori hanno creato dei modelli di microbiomi intestinali da campioni delle feci sia di persone malate di Parkinson che di persone sane. Ogni campione è stato poi diviso in due parti: una prima parte è stata fatta fermentare con probiotici per 48h, la seconda non ha subito il processo di fermentazione.
Dopo il periodo di incubazione, i ricercatori hanno messo a confronto i cambiamenti nella composizione batterica e nell’attività metabolica, nella produzione delle molecole infiammatorie, nel modo in cui le cellule hanno risposto a una ferita simulata e la robustezza delle giunzioni cellulari che connettono le proteine che preservano l’integrità della barriera intestinale. In generale, è emerso che la presenza dei probiotici ha alterato in modo significativo la composizione batterica delle feci, con importanti miglioramenti negli indicatori che misurano la salute dell’intestino.
Secondo quanto emerso da questo studio, i probiotici hanno dimostrato di essere una ottima terapia accessoria (oltre a quella standard) nel trattamento dei pazienti con morbo di Parkinson – anche se il limitato campione di studio impone una interpretazione cauta dei risultati, nonché la necessità di ulteriori ricerca in questo senso.
LEGGI TUTTI I NOSTRI ARTICOLI SU INTEGRATORI
Fonte: International Journal of Pharmaceutics
Ti consigliamo anche:
- Dal tè allucinogeno degli sciamani, la sostanza che potrebbe rivoluzionare la cura di Parkinson e Alzheimer
- Probiotici: 10 cibi fermentati che aiutano l’intestino, il metabolismo e il sistema immunitario
- Integratori prebiotici, cosa succede all’ansia e al tuo umore se li consumi ogni giorno
- Probiotici e ‘fermenti lattici’: sono davvero utili? E in caso di antibiotici?
- Integratori probiotici: ecco perché i “fermenti lattici” non sempre funzionano