Integratori di Omega 3, fanno bene o male al cuore? Una nuova meta analisi cerca di fare chiarezza, rivelando che dipende dal tipo
Integratori di Omega 3, fanno bene o male al cuore? Una nuova meta analisi cerca di fare chiarezza, rivelando che dipende dal tipo. Alcuni integratori di omega 3 aumenterebbero il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari per la presenza di EPA e DHA
Secondo una nuova meta analisi, alcuni integratori alimentari a base di omega 3 aumenterebbero il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari a causa dell’eccessiva presenza di acido eicosapentaenoico (EPA) in combinazione con l’acido docosaesaenoico (DHA).
Per decenni i ricercatori hanno indagato gli effetti degli acidi grassi omega 3 sulla salute del cuore e l’influenza di questi nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Uno studio pubblicato nel 2017 aveva dimostrato che un’alta dose di acido eicosapentaenoico (EPA) nei pazienti con elevato rischio di incorrere in malattie cardiache abbassava il rischio di tali patologie in maniera significativa – tanto che sia la Food and Drug Administration (FDA) che l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) hanno approvato la prescrizione di integratori a base di EPA per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari in pazienti con livelli di trigliceridi alti.
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Tuttavia, studi successivi sugli integratori a base di omega 3 che combinano l’EPA con l’acido docosaesaenoico (DHA) hanno dato risultati contrastanti. I ricercatori del Brigham and Women’s Hospital (Boston) hanno condotto uno studio sui dati di 38 integratori di acidi grassi omega 3, alcuni EPA-monoterapici e altri con una preparazione mista contenente EPA e DHA, testandoli su 149.000 partecipanti; non sono stati testati integratori con la presenza del solo DHA.
Hanno valutato l’insorgenza delle principali malattie cardiache, sia fatali che non fatali, e della fibrillazione atriale. In generale, è emerso che solo quelli contenenti esclusivamente EPA riducono effettivamente il rischio di problemi al sistema circolatorio, mentre quelli che contengono EPA in combinazione con DHA sembrano aumentarli.
Oltre a questo, i ricercatori hanno notato che ci sono differenze biologiche cruciali fra EPA e DHA: anche se sono considerati entrambi acidi grassi omega 3, hanno proprietà chimiche diverse che possono influenzare la loro stabilità e l’efficacia degli effetti che possono avere sulle molecole di colesterolo e sulle membrane cellulari.
Questa prima analisi offre rassicurazioni sul ruolo degli acidi grassi omega 3, soprattutto dell’EPA, e sarà certamente uno stimolo ad esplorare ulteriormente gli effetti di questi acidi sulle malattie del sistema cardiocircolatorio.
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Fonte: E-Clinical Medicine
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