La notizia dei prodotti a base di Aloe "banditi" dall’Ue ha scatenato non poche polemiche. Facciamo il punto.
La notizia degli integratori a base di Aloe “banditi” dall’Ue ha scatenato non poche polemiche. Verranno vietati anche il succo o il gel di aloe vera? Ecco tutta la verità, facciamo un po’ di chiarezza
Facciamo il punto, perché, in primis, si tratta di prodotti di uso orale e non topico. Per quanto riguarda i prodotti di uso orale, vengono messi al bando solo i prodotti che contengono l’intera pianta (e non solo la polpa, quindi succo e gel). Di solito si tratta di pasticche o polveri utilizzate come lassativi in ci nell’etichetta è presente la voce aloe-emodina, emodina, dantrone. Il rischio è quello di demonizzare l’aloe in goni sua forma
La notizia dei prodotti a base di Aloe “banditi” dall’Ue ha scatenato non poche polemiche e generati dubbi. Di fatti, sin dal primo momento non è stato chiaro di cosa si parlasse e cosa si intendesse con “integratori di aloe” e i più hanno puntato il dito contro l’Aloe in generale. Ma non è così: il problema non è l’Aloe ma l’idrossiantracene, dal potere lassativo, una parte delle sue foglie. Cosa allora sarà bandito nello specifico?
La Commissione Europea aveva richiesto lo stop (tra gli altri) dei derivati proprio dell’idrossiantracene, naturalmente presenti nell’Aloe Vera e in altre piante, accusati di essere cancerogeni per gli esseri umani.
Il divieto di commercializzazione è entrato in vigore l’8 aprile scorso, a seguito di una decisione presa in via precauzionale e dopo un iter di ricerche di quasi un decennio. Ma in pratica cosa è stato vietato?
Risale al gennaio 2018 la pubblicazione di un parere dell’Autorità europea sulla sicurezza alimentare (Efsa) sugli idrossiantraceni, presenti in piante come:
- Aloe
- senna
- frangola
- rabarbaro
utilizzate per lo più come lassativi e nella produzione di amari e liquori.
Già in suo parere scientifico del 2013 sulla fondatezza scientifica di un’indicazione sulla salute riguardante i derivati dell’idrossiantracene e il miglioramento delle funzioni intestinali, l’Efsa aveva concluso che i derivati dell’idrossiantracene negli alimenti possono migliorare le funzioni intestinali, ma ne sconsigliava l’uso e il consumo prolungato a dosi elevate a causa di potenziali problemi per la sicurezza, come un deterioramento della funzionalità intestinale e di dipendenza dai lassativi.
Alla luce di tale parere, nel 2016 la Commissione chiese all’Efsa di formulare un parere scientifico sulla valutazione della sicurezza nell’impiego dei derivati dell’idrossiantracene negli alimenti. Nel 2017, si riscontrò che i derivati dell’idrossiantracene aloe-emodina ed emodina e la sostanza strutturalmente analoga dantrone sarebbero genotossici in vitro, così come anche gli estratti di aloe, molto probabilmente a causa della presenza di derivati dell’idrossiantracene. L’estratto totale di aloe e l’analogo strutturale dantrone si rivelarono cancerogeni.
“Considerando i gravi effetti nocivi per la salute associati all’impiego negli alimenti di aloe-emodina, emodina, dantrone ed estratti di aloe contenenti derivati dell’idrossiantracene, e che non è stato possibile stabilire una dose giornaliera di derivati dell’idrossiantracene che non desti preoccupazioni per la salute umana, tali sostanze dovrebbero essere vietate – si legge nel Regolamento. È pertanto opportuno includere l’aloe-emodina, l’emodina, il dantrone e le preparazioni di aloe contenenti derivati dell’idrossiantracene nell’allegato III, parte A, del regolamento (CE) n. 1925/2006“.
Ma cosa ci deve preoccupare? Il rischio dov’è?
“Sicuramente non nel succo di Aloe che troviamo al supermercato e nemmeno nel gel“, ci assicura Madi Gandolfo, Direttore Generale Federsalus.
A essere bandite, in sostanza, sono alcune delle sostanze dall’azione purgante contenute nell’estratto totale di foglie di Aloe.
Vale a dire, quelle che si trovano nella parte esterna della foglia (mentre è la polpa della foglia a essere utilizzata nei settori alimentare e cosmetico, come il gel di Aloe vera): queste sostanze si concentrano nella parte più esterna delle foglie, lasciando pulita la parte interna gelatinosa con cui si producono bevande, cosmetici e la maggior parte dei preparati non lassativi.
“Durante la fabbricazione è possibile rimuovere i derivati dell’idrossiantracene dalle preparazioni botaniche mediante una serie di processi di filtraggio, ottenendo così prodotti che contengono solo tracce di tali sostanze sotto forma di impurezze“, si legge ancora nel Regolamento.
Ciò vuol dire che, quando si mettono a punto prodotti con foglie di piante del genere Aloe, gli strati fogliari esterni contenenti sostanze potenzialmente tossiche dovranno essere accuratamente rimossi per ridurre la contaminazione ai livelli più bassi possibili.
Noi consumatori intanto? Continuiamo a preferire aziende che rendano noti i propri protocolli, evidenziando l’analisi e la quantità di eventuali idrossiantraceni nei loro prodotti a base di Aloe.
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