Globesity: la silenziosa pandemia mondiale di obesità (anche infantile) che preoccupa l’OMS

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha coniato un termine tanto geniale quanto triste: Globesity. Questo ovviamente si riferisce alla pandemia di obesità presente in tutto il Pianeta, un problema che in realtà non è nuovo ma esiste già da oltre 4 decenni e continua ad espandersi 

L’obesità è una condizione molto pericolosa per la salute delle persone e che pesa parecchio anche sui costi del sistema sanitario in diversi Paesi del mondo. Ecco perchè l’OMS ha deciso di coniare un vero e proprio termine per definire questa “epidemia” sempre più diffusa a livello globale.

Parliamo del concetto o termine di Globesity, che è apparso per la prima volta negli anni 2000, coniato dall’OMS dopo aver stabilito, alla fine del secolo scorso, che l’obesità è a tutti gli effetti uno dei principali fattori di rischio di mortalità.

Pensate che dal 1975 ad oggi l’obesità nel mondo è triplicata!

Attualmente, sono 800 milioni le persone obese e, restringendo il campo all’Europa e ancora di più all’Italia, scopriamo che nel nostro Paese gli adulti in sovrappeso sono il 46%, percentuale significativa, ma comunque la più bassa tra i Paesi dell’Unione Europea. Leggi anche: In Italia ci sono meno obesi che nel resto dell’Ue (ma la percentuale rimane alta). La lista dei Paesi peggiori

L’obesità infantile in Italia e nel mondo

L’allarme obesità riguarda anche i bambini, compresi quelli italiani. Secondo l’ultimo Rapporto Istat sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu, un bambino (di età compresa tra 3 e 5 anni) su 3 è obeso. Leggi anche: Allarme eccesso di peso in Italia: un bambino su tre tra i 3 e i 5 anni è obeso

Se consideriamo tutto il mondo, invece, sono 39 milioni i bambini sotto i 5 anni in sovrappeso. Nella fascia fino ai 19 anni, bambini e ragazzi in sovrappeso o obesi sono ben 340 milioni.

Se guardiamo dunque all’obesità infantile, l’allarme è ancora più serio e suggerisce che, se non si inverte la rotta, i tassi di obesità tenderanno ad aumentare.

La pandemia di Globesity ha una componente di disuguaglianza sociale, soprattutto nell’infanzia. Secondo i dati dell’UNICEF e dell’Inter-American Heart Foundation, c’è un rischio più alto del 31% di essere obesi tra i bambini con uno status socio-economico basso rispetto ai loro coetanei di classe medio-alta.

Ricordiamo che i bambini obesi corrono un rischio maggiore di sviluppare ipertensione e diabete da adulti.

Viviamo sempre più in un ambiente “obesogenico”

Cosa si intende per ambiente obesogenico? È molto semplice: vari studi stabiliscono che fin dagli anni ’80 le popolazioni hanno iniziato a vivere sempre più in ambienti urbani e sono diventate sedentarie, peggiorando contemporaneamente le loro abitudini alimentari.

Ciò è attribuito soprattutto alla globalizzazione e a stili di vita “imposti” in modo uniforme dalle pubblicità di prodotti sempre più processati e industriali.

Sembra che uno dei principali fattori di rischio per la Globesity sia proprio lo spostamento da ambienti rurali a urbani. L’ambiente delle città favorirebbe infatti alcuni elementi che contribuiscono al sovrappeso: le persone hanno meno tempo per preparare i pasti a casa, trascorrono ore per strada viaggiando in auto verso luoghi di lavoro, istruzione o svago e altro.

Anche la pubblicità è più aggressiva nelle città. I manifesti appesi ovunque, i messaggi audio che si sentono in supermercati e negozi e la presenza nei chioschi di grandi manifesti con immagini di cibi malsani favoriscono un’alimentazione sbagliata.

L’altro fattore di rischio per la Globesity è uno stile di vita sedentario e può sembrare un paradosso, dato che palestre e luoghi per il fitness sono sempre più promossi e pubblicizzati proprio negli ambienti urbani.

Anche i progressi tecnologici possono, per alcuni aspetti, favorire la mancanza di esercizio fisico. La connettività che permette di svolgere molte attività comodamente seduti a casa o lo smartworking, che permette di lavorare senza uscire, sono possibili “scuse” per evitare lo sport.

I cibi ultra-processati

Non dimentichiamo infine la massiccia presenza sul mercato di cibi-ultraprocessati, spesso economici e pratici da mangiare (oltre che gustosi grazie alla presenza di aromi e additivi vari). Purtroppo, molte persone nel mondo mangiano più cibi industriali che frutta e verdura, anche perché in alcuni casi questo costa meno.

Anche la facilità con cui gli alimenti malsani sono reperibili in qualsiasi supermercato è determinante. I cibi ricchi di grassi, super calorici o iper zuccherati sono disponibili spesso sugli scaffali in bella vista.

Diversi studi hanno mostrato come questi alimenti e bevande facciano male alla nostra salute. Leggi anche: Nuovo effetto collaterale dei cibi ultra-processati: aumentano il rischio di ictus e secondo infarto

Tra l’altro si tratta di alimenti “pesanti” anche dal punto di vista ambientale: I cibi trasformati e ultra-processati sono una piaga non solo per la tua salute, ma anche per l’ambiente. Lo studio su The Lancet

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Fonti: OMS / PubMed

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