Il sidro di mele non pastorizzato può nuocere alla salute: vediamo cosa accade negli USA.
Con l’arrivo dell’autunno e la crescente popolarità del sidro di mele, le autorità sanitarie statunitensi mettono in guardia contro i rischi legati al consumo di sidro non pastorizzato. Il prodotto è molto apprezzato nei mercati agricoli e nelle fattorie, ma senza le dovute precauzioni può diventare veicolo per batteri pericolosi, come il Cryptosporidium, responsabile di gravi infezioni gastrointestinali.
Il Dipartimento sanitario della contea di Ogle, nell’Illinois, ha recentemente ricordato che il sidro di mele non pastorizzato, spesso venduto nei frantoi, oppure nei mercati locali, può contenere microorganismi dannosi: le persone più a rischio sono neonati, bambini piccoli, anziani, donne incinte e individui con un sistema immunitario compromesso.
La pastorizzazione è un processo fondamentale per garantire la sicurezza alimentare, poiché riscalda i succhi a temperature elevate ed elimina sia batteri che parassiti. Il problema risiede nel fatto che molti frutteti scelgono di non sottoporre il loro sidro a questo trattamento, ritenendolo superfluo, una scelta irresponsabile che aumenta i rischi per i consumatori.
Un’epidemia che ha fatto storia
Nel 2015, un episodio allarmante ha coinvolto un gruppo di oltre 100 persone che hanno partecipato a una festa autunnale in Illinois. Il sidro di mele non pastorizzato servito all’evento è stato collegato a un’epidemia di malattie gastrointestinali: i partecipanti, provenienti da diverse contee e persino da altri stati, hanno manifestato sintomi come crampi addominali, vomito e diarrea sanguinolenta. L’infezione è stata attribuita al già citato Cryptosporidium, un parassita che si sviluppa spesso in ambienti contaminati dagli animali, come i bovini.
Le autorità sanitarie hanno collegato la contaminazione all’ambiente circostante con la produzione del sidro, poiché nei pressi del frantoio erano presenti allevamenti di bovini, come detto portatori del parassita, e l’epidemia ha sottolineato ancora una volta l’importanza della pastorizzazione come strumento di prevenzione.
Le normative e i consigli delle autorità
La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti richiede che tutti i succhi non pastorizzati venduti nei supermercati abbiano un’etichetta di avviso, che possa informare i consumatori del potenziale pericolo. Anche in questo caso sorge un problema, visto che i prodotti venduti al bicchiere nei frutteti o nei mercati agricoli non sono soggetti a tali regolamentazioni: per questo motivo, è fondamentale che i consumatori siano consapevoli dei rischi e chiedano informazioni dirette ai venditori.
Le autorità sanitarie consigliano di pastorizzare il succo a casa, riscaldandolo a una temperatura di almeno 70°C per circa un minuto, in modo da eliminare i batteri.
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