Le multinazionali del cibo si accordano per modificare le etichette ed evitare sprechi alimentari

Semplificare le etichette alimentari potrebbe ridurre drasticamente il problema degli sprechi. Sono convinte di ciò alcune aziende che si stanno impegnando in questo senso a seguito di una "chiamata all'azione" da parte del Consumer Goods Forum.

Modificare e semplificare le etichette alimentari potrebbe ridurre drasticamente il problema degli sprechi. Sono convinte di ciò alcune multinazionali del cibo che si stanno impegnando in questo senso a seguito di una “chiamata all’azione” da parte del Consumer Goods Forum.

Ci sono molti fattori che contribuiscono al problema dello spreco alimentare ma su almeno uno di questi potrebbe essere semplice agire. Si tratta delle etichette alimentari e in particolare della data di scadenza del prodotto che, soprattutto negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo, può essere indicata con diverse terminologie: “Sell by,” “Use by,” “Display until,” “Best before”, ecc.

Ma può davvero una dicitura diversa della data di scadenza contribuire a limitare lo spreco alimentare? In Italia i cambiamenti già apportati in questo senso sulle etichette stanno facendo diminuire, anche se non come ci si aspettava, le tonnellate di cibo che finiscono ogni anno nella spazzatura. Ora anche nel resto del mondo sembra muoversi qualcosa…

Dopo aver creato una serie di prodotti accattivanti e gustosi, anche se il più delle volte nutrizionalmente pessimi, le multinazionali del cibo si stanno accordando ora per modificare le date di scadenza in nome dello spreco alimentare. Molte grandi aziende hanno infatti accettato di migliorare la propria etichettatura dei prodotti entro il 2020 nel tentativo di tagliare drasticamente gli sprechi. Tra queste vi sono noti marchi come Wal-Mart Stores, Tesco, Kellogg, Nestle e Carrefour che hanno sostenuto l’idea lanciata dal Consumer Goods Forum.

Si parte dal presupposto che modalità differenti per indicare le date di scadenza dell’alimento possano generare confusione e portare il consumatore, in alcuni casi, a gettare nella spazzatura cibo ancora buono e sicuro da mangiare.

Arriva allora dal Consumer Goods Forum, un gruppo di 400 aziende internazionali, l’idea di rivedere alcuni aspetti delle etichette alimentari in modo da renderle più chiare e fare in modo che si evitino sprechi alimentari inutili (le ultime stime parlano di circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti che si gettano via ogni anno nel mondo). Insieme a Champions 12.3 (coalizione costituita da governi, imprese, organizzazioni internazionali, istituti di ricerca e società civile per il raggiungimento dell’obiettivo SDG 12.3 sul cibo delle Nazioni Unite), il gruppo ha approvato una “Call to Action” per standardizzare le etichette dei prodotti alimentari entro il 2020.

Come ha spiegato Ignacio Gavilan, direttore della sostenibilità presso il Consumer Goods Forum.

“L’obiettivo è quello di semplificare e armonizzare l’etichettatura delle scadenze alimentari in tutto il mondo per ridurre la confusione dei consumatori”

etichette confusione

Sostanzialmente il gruppo ha presentato un piano per fare in modo che in pochi anni tutti i produttori utilizzino in etichetta solo due frasi standard la cui formulazione esatta sarà adeguata al contesto regionale:

  • “Best if Used by”: con questa terminologia si intende comunicare che il prodotto non offre il massimo del sapore e della freschezza dopo la data impressa sulla confezione ma che comunque è sicuro da consumare.
  • “Use By”: termine che si applica ai prodotti altamente deperibili. Questi dovrebbero essere consumati tassativamente entro la data indicata sul pacchetto.

Oltre alle etichette sui prodotti, il Forum raccomanda alle aziende partner di preoccuparsi di educare i consumatori ad interpretare correttamente le etichette per quanto riguarda la data di scadenza. Si potrebbe pensare ad inserire display negli store, realizzare materiali da far girare sul web oppure annunci pubblicitari.

Sarà sufficiente questo escamotage a fare in modo che meno cibo finisca nella spazzatura?

Francesca Biagioli

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