Le lattine sono indubbiamente pratiche per la conservazione del cibo ma le sostanze che contengono possono migrare al cibo. Già da molti anni si parla dei rischi del bisfenolo A e di altre varianti, potenzialmente pericolose per la salute umana
Gli uffici investigativi per il controllo alimentare e la salute degli animali di Baden-Wuerttemberg in Germania hanno pubblicato i risultati di un monitoraggio durato 8 anni che ha coinvolto una serie di alimenti confezionati in lattina.
Dal 2014 al 2021 l’autorità tedesca ha esaminato più di 400 cibi in scatola e, a seconda dei gruppi a a cui i prodotti appartenevano, sono stati rilevati non solo livelli problematici di bisfenolo A, ma anche di CdB, ciclo-di-BADGE.
Dietro questo nome si “nasconde” una sostanza chimica correlata al bisfenolo A da cui vengono prodotte resine epossidiche per rivestimenti. Gli esperti tedeschi sottolineano che “ad oggi non sono disponibili dati tossicologici precisi per questa sostanza“.
È dal 2014 che le autorità tedesche monitorano ed esaminano periodicamente i cibi in scatola per verificare la presenza al loro interno di 18 bisfenoli e loro derivati. E mentre un ampio gruppo di prodotti ha dimostrato di non essere contaminato (frutta, verdura, latticini, oli vegetali ma anche fortunatamente il latte artificiale per neonati), in altri invece sono stati evidenziati livelli di contaminazione da CdB molto alti. Si trattava in particolare di pesce, carne, prodotti a base di salsiccia ma anche latte di cocco e zuppe pronte.
C’è anche un altro dato interessante che emerge da questa analisi: le lattine prodotte in Europa e i cui alimenti erano stati confezionati nei paesi europei non presentavano generalmente problemi, ad essere più comunemente contaminate erano invece le lattine provenienti dall’Asia.
Le autorità tedesche hanno commentato così i risultati:
Finché non si esauriscono gli avanzi di lattine più vecchie o si continua a produrre merci all’estero secondo i vecchi standard, il problema del CdB è il nostro compagno.
C’è stato poi un caso particolare che riguardava la senape. In questo caso le analisi hanno evidenziato livelli di bisfenolo F compresi tra 425 µg/kg e 6200 µg/kg. Come si legge sul sito delle autorità tedesche:
Tuttavia, ci sono indicazioni che il bisfenolo F si trovi naturalmente nella senape o sia prodotto durante la produzione della senape (il che lo renderebbe un cosiddetto contaminante di processo). Che si tratti di contenuto naturale o contaminazione di processo: le esatte proprietà tossicologiche del bisfenolo F devono ancora essere determinate. Tuttavia, questi livelli non hanno nulla a che fare con il rivestimento interno della latta.
Leggi anche: Bisfenolo S e bisfenolo F: un nuovo studio mette in guardia dai sostituti del bisfenolo A
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Fonte: Baden-Wuerttemberg
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