Bonduelle e Unilever multate per non essere state trasparenti sulla presenza di BPA nelle confezioni dei loro prodotti

L'Antitrust francese ha inflitto sanzioni per quasi 20 milioni di euro a tre organizzazioni conserviere e al sindacato dei produttori di lattine in Francia. Tra le aziende coinvolte vi sono anche nomi noti come Bonduelle e Unilever, accusate di aver ostacolato la concorrenza riguardo alla presenza o meno del Bisfenolo A nei contenitori alimentari

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato francese (AGCM) ha condannato ad una multa salata tre organizzazioni professionali conserviere – FIAC, ADEPALE e ANIA – e il sindacato dei produttori di lattine, SNFBM. Per quale grave colpa? L’accusa è di aver messo in atto una strategia collettiva mirata a ostacolare la competizione tra i produttori nel settore alimentare riguardo alla presenza o assenza del Bisfenolo A nei contenitori.

Undici aziende, che fanno parte di queste organizzazioni, sono state anch’esse sanzionate, portando l’ammontare complessivo della multa a quasi 20 milioni di euro. Si tratta delle seguenti aziende:

  • Andros
  • Bonduelle
  • Charles et Alice
  • Cofigeo
  • Conserves France
  • D’Aucy
  • General Mills
  • Unilever
  • Ardagh
  • Crown
  • Massilly

L’AGCM ha preso questa decisione in risposta alle pratiche adottate dalle organizzazioni conserviere e dal sindacato dei produttori di lattine durante il periodo compreso tra il 6 ottobre 2010 e il 21 luglio 2015.

Ricordiamo che il 24 dicembre 2012, la Francia ha adottato una legge per sospendere l’uso del bisfenolo A (BPA) in tutti i contenitori alimentari a partire dal 1° gennaio 2015. Durante il periodo di transizione, ovvero fino al 2015, è stata data la possibilità ai produttori di utilizzare ancora lattine con BPA nei rivestimenti interni, una sorta di “salva scorte”. Tuttavia, nonostante la possibilità di utilizzare contenitori privi di BPA e di comunicarlo in etichetta, si è verificata un’intesa tra produttori di contenitori e alimenti in scatola per ostacolare la trasparenza nei confronti dei consumatori.

In particolare, si sono verificate due tipologie di comportamenti scorretti che hanno costituito un unico reato complesso e continuativo (IUCC).

La prima pratica è stata quella di impedire ai produttori di comunicare l’assenza di Bisfenolo A nei loro contenitori alimentari. Le organizzazioni coinvolte hanno avvertito i produttori di conserve sulla necessità di evitare la competizione su questo tema sensibile, estendendo questa strategia anche ai produttori di scatole attraverso l’azione del sindacato dei produttori di lattine. Tuttavia, questa tattica è stata respinta quando si è tentato di coinvolgere la grande distribuzione.

La seconda pratica ha riguardato l’incoraggiamento dei produttori a rifiutarsi di consegnare lattine senza Bisfenolo A prima del 1 gennaio 2015 e successivamente a interrompere la commercializzazione di prodotti in scatola contenenti questa sostanza, anche se la grande distribuzione stava facendo richieste in tal senso.

Le undici aziende coinvolte, sono state sanzionate per la loro partecipazione individuale a queste pratiche, dimostrata attraverso la partecipazione ad incontri organizzati dalle rispettive associazioni o sindacati.

Come si legge sul sito dell’AGCM:

L’Autorità ritiene che le due pratiche costitutive della IUCC siano molto gravi, perché hanno privato i consumatori della possibilità di scegliere prodotti privi di Bisfenolo A, in un momento in cui tali prodotti erano disponibili e quando tale sostanza era già, all’epoca, considerata pericolosa per la salute.

Nonostante la gravità delle pratiche, l’AGCM ha adottato una posizione mitigata nell’imporre le sanzioni, considerando l’eterogeneità dei soggetti coinvolti. L’Authority ha ritenuto che applicare le sanzioni in maniera uniforme avrebbe portato a pene sproporzionate per le imprese coinvolte. Inoltre, è stato preso in considerazione il quadro normativo e regolamentare in cui si sono verificate le pratiche, nonché il comportamento delle autorità nei confronti degli operatori del settore.

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Fonte: Autorité de la concurrence

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