Cosa differenzia l'agricolura bio da quella convenzionale?
La ricerca condotta qualche mese fa dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine ha sfatato un mito ormai consolidato: quello che i cibi biologici non fossero soltanto ottenuti in maniera più sostenibile, ma contenessero anche maggiori principi nutritivi. Prendendo in esame la documentazione prodotta negli ultimi 50 anni, gli scienziati della LSHTM sono infatti arrivati all’inaspettata conclusione che non vi siano importanti differenze nutrizionali fra un cibo bio e uno della cosiddetta agricoltura convenzionale. Dobbiamo quindi mettere in dubbio tutte le cose positive che abbiamo sentito a proposito del biologico? Certamente no: semplicemente, occorre fare chiarezza e saper distinguere fra dati di fatto e credenze più o meno giustificate.
Possiamo partire proprio dai concetti di base: cosa differenzia l’agricolura bio da quella convenzionale? La differenza fondamentale riguarda la quantità di energia introdotta nell’agrosistema. Se nell’agricoltura convenzionale, infatti, si impiega una notevole quantità di energia aggiuntiva – proveniente dai fertilizzanti e dall’uso massiccio dei macchinari – l’agricoltura biologica si basa sulla materia organica, sfruttando le proprietà del terreno e della pianta. Si caratterizza, dunque, per un impatto ambientale nettamente inferiore rispetto all’agricoltura convenzionale.
Ma questo modus operandi non è semplicemente fine a se stesso: si basa su una visione rispettosa dell’equilibrio naturale e della sostenibilità nel medio-lungo periodo. L’agricoltura organica limita infatti al minimo le esternalità negative su acqua, aria e terreno, a differenza dell’agricoltura industriale e meccanizzata che ha un impatto molto forte sull’ecosistema. L’impatto fra i due modelli di colture è a tal punto diverso che la Confederazione Italiana Agricoltori ha evidenziato come la diffusione delle colture bio potrebbe abbattere le emissioni dal 10 al 50%, un notevole contributo alla riduzione dell’effetto serra.
Nelle coltivazioni bio si considerano soprattutto gli aspetti agronomici e il mantenimento del loro equilibrio. L’obiettivo di preservare la fertilità del terreno viene raggiunto tramite l’utilizzo di fertilizzanti organici, la rotazione delle colture e lavorazioni del terreno che non danneggiano la sostanza del suolo. La lotta ai parassiti avviene invece tramite preparati vegetali, minerali e animali che non siano di sintesi chimica. Metodi non invasivi, che garantiscono la piena sostenibilità del prodotto bio che giunge sulla nostra tavola. E che, appunto, possono contribuire notevolmente alla lotta al cambiamento climatico: basti pensare che i suoli coltivati in maniera organica sono in grado di trattenere quantità di carbonio quasi 10 volte superiori rispetto ai campi coltivati in maniera convenzionale. Percentuali che aumentano ulteriormente quando si utilizza il fertilizzante ricavato da materiale organico (compost) e l’interramento di apposite colture per mantenere o aumentare la fertilità del terreno.
Osservando lo stesso fenomeno da un’altra prospettiva, studi dell’OMS hanno evidenziato che una persona con un’alimentazione basata sull’agricoltura convenzionale provoca al clima il 30% di emissioni in più rispetto a una persona che segue un’alimentazione bio. Per arrivare a una differenza di quasi il 40% nel caso la stessa persona privilegi prodotti di stagione, filiera corta e ridotto consumo di proteine animali (a questo proposito rimandiamo all’articolo I 12 modi per salvare l’emissioni a tavola)
Insomma, il cibo biologico forse non sarà più nutriente né più conveniente di quello convenzionale, ma le ragioni per sceglierlo rimangono valide. Privilegiando il bio, si compie una scelta in favore di un sistema produttivo più rispettoso della natura e degli animali, in grado di garantire l’equilibrio dell’ecosistema e di contrastare l’effetto serra. E questo, in un momento in cui la scarsità delle risorse e il cambiamento climatico si stanno ponendo come temi all’ordine del giorno, non è davvero poco.
Doris Zaccaria
Per approndire l’argomento:
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