Un nuovo studio ha scoperto che utensili da cucina neri, contenitori per sushi e altri oggetti in plastica nera possono contenere ritardanti di fiamma, legati a gravi rischi per la salute
Negli ultimi anni, la plastica di colore nero è diventata una scelta popolare per rendere più eleganti gli utensili da cucina e i contenitori per alimenti. Ma ci sono rischi? Sembrerebbe proprio di sì, come dimostra un nuovo studio condotto dalla Toxic-Free Future che lancia un allarme ben preciso: questi prodotti possono contenere sostanze chimiche tossiche, in particolare ritardanti di fiamma.
Come mai? La plastica nera è spesso realizzata riciclando componenti di apparecchi elettronici. Durante questo processo di riciclo, le plastiche normali non vengono sempre separate da quelle trattate con ritardanti di fiamma. Questi composti chimici, progettati per prevenire incendi, possono quindi rimanere nei prodotti finiti, risultando decisamente problematici per la nostra salute.
Lo studio ha analizzato 203 oggetti di plastica nera (specifichiamo che si trattava di oggetti in vendita negli Stati Uniti), inclusi contenitori per sushi, utensili da cucina e giocattoli per bambini, per rilevare la presenza di bromo, un indicatore comune di ritardanti di fiamma. Se un articolo conteneva oltre 50 parti per milione di bromo, veniva sottoposto a ulteriori test per rilevare la presenza di ritardanti di fiamma bromurati e organofosfati.
I risultati sono allarmanti: 17 prodotti su 20, ovvero l’85% degli oggetti analizzati conteneva tracce di ritardanti di fiamma, tra cui un composto chimico vietato. Le concentrazioni più elevate, fino a 22.800 ppm, sono state trovate in un vassoio per sushi e negli utensili da cucina.
Inoltre, 14 prodotti contenevano decabromodifeniletere (decaBDE), un ritardante di fiamma bromurato che l’Agenzia per la protezione ambientale ha vietato già dal 2021. I livelli erano da 5 a 1.200 volte superiori al limite di 10 mg/kg imposto dall’Unione Europea.
Trovato infine un ritardante di fiamma bromurato, il 2,4,6-tribromofenolo, nella maggior parte (70%) dei prodotti analizzati.
I rischi
I ritardanti di fiamma, come i bromurati e gli organofosfati, sono noti per i loro effetti dannosi. Possono causare disfunzioni endocrine, neurotossicità e, in alcuni casi, essere cancerogeni.
Uno studio recente ha mostrato che le persone con livelli elevati di PBDE (polibromurati eteri difenilici) nel sangue hanno un rischio di cancro superiore del 300%.
Sulla base dei dati già noti, e di quanto scoperto dal nuovo studio, i ricercatori consigliano di evitare l’acquisto di utensili di plastica nera e di non riscaldare cibi in contenitori di plastica di questo colore.
Ovviamente è fondamentale che i ritardanti di fiamma non siano presenti in strumenti o contenitori destinati al contatto con alimenti. Queste sostanze possono infatti migrare dalla plastica al cibo, aumentando in modo significativo il rischio di esposizione a tali composti tossici.
Si suggerisce inoltre di prestare attenzione ai giocattoli per bambini di plastica nera, poiché i più piccoli tendono a mettere in bocca gli oggetti, aumentando il rischio di esposizione alle sostanze tossiche eventualmente presenti.
Megan Liu, autrice dello studio, sottolinea la mancanza di regolamentazione nel sistema di riciclaggio della plastica, che non separa adeguatamente i materiali trattati con sostanze vietate. La situazione evidenzia un bisogno urgente di maggiore controllo da parte dei produttori e delle autorità competenti per garantire la sicurezza dei prodotti in plastica che entrano nelle nostre case.
I ricercatori concludono:
I risultati del nostro studio si aggiungono a un crescente corpo di prove che la plastica è dannosa e, mentre le negoziazioni per il trattato si concludono questo autunno, rappresentano un’opportunità per gli Stati Uniti e altri governi di iniziare un percorso per eliminare gradualmente queste plastiche e additivi dannosi e spostare le aziende verso soluzioni più sicure. La soluzione definitiva include l’evitare materiali nocivi, come la plastica a base di stirene. Abbiamo anche bisogno di cambiamenti politici e di mercato per aumentare la trasparenza dell’uso di sostanze chimiche e plastiche nella catena di fornitura, compresi i materiali riciclati; vietare l’uso di sostanze chimiche e plastiche nocive; e richiedere l’uso di soluzioni più sicure.
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Fonti: Toxic Free Future / Chemosphere
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