Nel testo approvato la settimana scorsa dalla Camera dei Deputati, si potrebbe italianamente estendere la limitazione a molti altri prodotti oltre alla tanto contestata carne coltivata. A farlo notare è il professore Matteo Flora, con un post su X
Non solo carne coltivata, ma così com’è la tanto controversa legge che pone il divieto di produzione e di commercializzazione di carne coltivata e il meat sounding per le carni vegetali, potrebbe persino vietare di produrre e vendere prodotti di uso comune come vino, birra, yogurt, formaggi e la carne stessa.
Come ormai sappiamo, queste nuove norme andranno a vietare la produzione e la vendita delle carni in vitro e l’uso delle denominazioni legate alla carne per prodotti costituiti da alimenti vegetali. Ciò vuol dire che il provvedimento riguarda anche l’etichettatura dei prodotti plant-based, vietando l’utilizzo di nomi di alimenti di origine animale, legati al mondo della carne.
Leggi anche: Carne coltivata: siamo l’unico Paese al mondo ad averla vietata
E dovrebbe fermarsi qui. Ma pare che non sia così, perché nel fantastico mondo italiota di leggi fatte su misura, se non si pone una modifica al testo normativo, potremmo correre davvero rischio di non vedere più tra gli scaffali vino, birra, yogurt, formaggi e perfino la carne stessa (che tanto le lobby hanno in questo caso difeso elevando ad “assolutamente necessaria” una simile legge).
Un pasticciaccio davvero paradossale, insomma, che alimenta la bufera sul ministro Lollobrigida e che è stato segnalato da Matteo Flora, docente e divulgatore scientifico. Flora ha evidenziato sui social il grave errore presente nella formulazione della legge: una virgola mancante che potrebbe portare a un’interpretazione restrittiva della norma, tanto da proibire la produzione e la vendita di prodotti decisamente più comuni.
Aspetta un secondo: scritto così hanno appena proibito vino, birra, yogurt e formaggi…
Macosacazz… pic.twitter.com/gJRjt3Kqs2
— Matteo G.P. Flora (@lastknight) November 16, 2023
Nel testo approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati si legge:
È vietato agli operatori del settore alimentare e agli operatori del settore dei mangimi impiegare nella preparazione di alimenti, bevande e mangimi, vendere, detenere per vendere, importare, produrre per esportare, somministrare o distribuire per il consumo alimentare ovvero promuovere ai suddetti fini alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati.
Per vietare solo le coltivazioni di carne in laboratorio, in buona sostanza, quello che fa notare Flora, servirebbe una virgola dopo la parola “tessuti”.
Trova la differenza tra:
prodotti a partire da
colture cellulari o
di tessuti derivanti da animali vertebratiE:
prodotti a partire da
colture cellulari o di tessuti,↙️
derivanti da animali vertebrati.Perché la differenza c’è, ed è esilarante.
— Matteo G.P. Flora (@lastknight) November 17, 2023
Secondo i puristi, quindi, la legge, così come scritta, potrebbe vietare anche la coltivazione vegetale. In più, si evidenzia che tecnicamente la gestazione animale potrebbe rientrare nella definizione di “coltura in utero”, mettendo a rischio anche la riproduzione animale.
Atra falla, secondo i più attenti osservatori, sta nel riferimento esclusivo agli animali vertebrati, che aprirebbe la strada alla coltivazione in laboratorio di molluschi e invertebrati.
Tutto da rivedere, dunque, ma tutti confortati dal fatto che legge deve ancora essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
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